Collagemachine: la parola all'immagine

In mostra 60 lavori per esorcizzare il grigiore della quotidianità

Chicca della rassegna è Libro d'artista, l'opera più compatta e, al contempo, più libera

Come in una giostra di colori, regia di paesaggi fantastici e dimensioni oniriche, spiccano le Scatole dei sogni, piccole scenografie portatili

Giovedì 3 marzo, al culmine di una giornata di fine inverno, una primavera anticipata è filtrata dalle porte di Studio 11 a Pietrasanta. L'inaugurazione della mostra “Sì, gli occhi sognano parole” ha scaldato una socialità irrigidita dalle temperature ma, soprattutto, dal lungo periodo di distanze imposte dalle restrizioni. Lo spazio allestito con le opere di Collagemachine, nome di battesimo Martina Eloise Agostini, si è animato per l'opening al tocco magico dell'arte e dell'energia collettiva. L'impatto accogliente dell'iniziativa è legato a un percorso espositivo, curato da Mag Arte, che fin da subito proietta il visitatore in una dimensione sospesa e vivace. L'itinerario sinuoso conduce lo sguardo attraverso più stanze, pensate per ospitare 60 lavori organizzati secondo criteri aticipi che suggeriscono un approccio trasversale ed esperienziale, in un crescendo di emotività. L'inizio del viaggio, volutamente sobrio e formale, è sancito dai primi tre collage, accomunati dalla presenza di soggetti femminili in bianco e nero, talvolta raffigurati nella loro interezza, talvolta accennati da parti del corpo o mezzi busti. La centralità della parola emerge solo successivamente, in un primo approccio che ne privilegia gli aspetti fonetici. La ricerca linguistica, che asseconda l'appagamento sonoro, suggerisce abbinamenti efficaci tra testo, suono e immagine che caratterizzeranno stabilmente anche i lavori successivi. L'immagine acustica rappresenta, in questa fase, lo stimolo dominante, capace di assoggettare il contenuto in un processo di incontro tra significante e significato immortalato dalla composizione. Un focus dedicato agli anni '80 restituisce il ruolo di primo piano al colore e alla potenza della figura. Ai giochi di parole si uniscono fotografie di ginnaste toniche e prestanti, ispirate all'icona del fitness Jane Fonda, alternate e sovrapposte a quelle sfarzose e voluttuose di sandwich e salse, estratte da ricettari tipici del periodo.
Il corpus centrale intende omaggiare la tecnica del collage negli aspetti più pop del linguaggio, privilegiando soggetti popolari e trasfigurando la libertà espressiva in un allestimento privo di schemi. Come in una giostra di colori, regia di paesaggi fantastici e dimensioni oniriche, spiccano le Scatole dei sogni, piccole scenografie portatili in cui materiali come carta, cartone, filati si mescolano per sconfinare nei mondi ultraterreni immaginati. Una seconda vita artistica restituisce, così, dignità e levatura a scarti di confezioni, riviste, libri dimenticati, gettati e ritrovati da Collagemachine, costantemente alla ricerca di stimoli proprio dove altri li esauriscono. Che si tratti di cartoline, scatti d'epoca, cataloghi acquistati nei mercatini per collezionisti, donati da amici o trovati per caso, risulta difficile tracciare la provenienza degli elementi utilizzati, ciascuno portatore di una affascinante storia celata. Un vero e proprio colpo di fulmine tra materia e artista, che come un medium si lascia guidare dall'istinto nella creazione di un fraseggio cromatico a partire da una immagine dominante attorno alla quale sviluppare la narrazione, in costante armonia estetica. I rimandi al cinema d'essai sono frequenti. La passione per il bello, movente dei primi passi di Martina nel mondo del collage, la porta, parallelamente, a indirizzare gli studi sulla storia dell'arte, raffinando una sempre maggiore sensibilità per la nouvelle vague, da cui trarrà alcuni dei soggetti preferiti. Di recente, dopo la personale nel 2019 nella sede dell'Ex oleificio di Quiesa (Lucca), è scelta dalla rock band Mvrte per realizzare le copertine dei singoli “Mercoledì”, “Se mi vuoi” e “A un passo dalla luna”. Chicca della rassegna è Libro d'artista, l'opera più compatta e, al contempo, più libera. Minuscole pagine di carta rosa rilegate da un filo rosso fanno da sfondo a una sequenza apparentemente nonsense di altrettante piccole figure, custodendone un senso profondo. La sorprendente svolta pratica di un oggetto per natura autoreferenziale è svelata dalle sue parole: “Questo esemplare nasce in un momento della mia vita di grande riflessioni, in cui il gesto impulsivo ha assunto un ruolo catartico offrendomi l'opportunità di un'autoanalisi”. La genesi creativa muove, dunque, dal bisogno di esorcizzare la quotidianità, evadendo dal grigiore. Il ritaglio, azione unica e irripetibile, è assieme ferita e cura, in un'alternanza continua di progettazione e istinto, metafora e concretezza. Sono i temi dominanti del sentimento, dell'illusione e della disillusione, dell'amour fou la biografia più intensa di Collagemachine.
È l'artista che si racconta.

Sì, gli occhi sognano parole
Collagemachine
Pietrasanta
Studio 11
A cura di Mag Arte
Fino al 16/03

The Author

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Freelance journalist and editorial assistant. From linguistic studies she bounces to those of engineering and arrives, through a process of kinetic liberation, to digital marketing. Performing at a gallery in Pietrasanta she meets the director of AW ArtMag in 2019 to which she binds professionally, combining the Stendhal syndrome for Boltanski to the excitment for editing. In the office, she is tête-à-tête with the PC. At home, she looks out of her window, thinking, writing and planning the next reportage.

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