Carte di famiglia

Milano: Cannavale alla Galleria Antonio Battaglia. 

Aldoc, Lore, Nico: tre generazioni a confronto

Di Giorgia Ricagni. Questa mostra racconta di come la passione per il disegno e per l'architettura sia penetrata e si sia sviluppata tra le tre generazioni della famiglia Cannavale. Si parte con una serie di delicati schizzi a matita eseguiti negli anni dall'architetto Lorenzo Cannavale, il mediano, disegni che rimandano quasi alla poesia visiva a metà tra scrittura e disegno puro. Infatti, si sviluppano dal figurativo mimetico di alberi o barche e palazzi per passare attraverso città incredibili e tramutarsi in planimetrie pure e finire con tratti di integrale linea geometrica. Questa corposa serie nasconde una curiosa storia: sono solo una parte di una larga raccolta di bozzetti fatti durante le numerose riunioni del consiglio dell’azienda di famiglia che Lorenzo sovrappensiero disegnava, magari seguendo il tema della riunione, e abitualmente abbandonava sul tavolo, dove venivano silenziosamente conservate negli anni dal curioso e attento commercialista Angelo Gastaldi, che ora ne è il collezionista. Le sue immagini ci guidano a passare da una realtà visiva che lentamente s'ingloba nelle composizioni con le linee di architetture fino a trasformarsi da edifici a segni. Sarà proprio l'idea delle strutture e delle linee geometriche a unirlo e aprire la strada sulla parete di fondo ai sei collage dì carta del nonno Aldo, il primo dei Cannavale, in arte Aldoc. Nasce come architetto e per sessant'anni colleziona arte contemporanea fino a diventare anch'egli artista. È lui il creatore della mostra. La sua serie Planimetrie Impossibili, composta da 6 collage di carta, prende forma un giorno nel suo studio quando decide di scomporre alcune sue planimetrie che non gli piacevano. Planimetrie le vuote di spessore, senza carattere finché sbadatamente le appoggia su un foglio di cartoncino nero e capisce cosa mancava: un fondo monocromo per creare il giusto contrasto che disgiunga gli elementi. Così, costruzioni bianche, gialle e nere creano un vivido dialogo geometrico di gusto futurista tra le forme. A protrarre il discorso tra lo spazio, il colore e la figurazione sulle pareti della galleria ci sono le opere del più giovane il diciottenne Nicola ed è lui che fa la differenza. Influenzato forse anche in parte dalla grande passione per l'arte futurista del nonno, le opere di Nico si sviluppano tra armoniosi schizzi a matita e china che racchiudono misteriosi luoghi o grandi navi. A queste seguono ininterrotti da un richiamo dello stile o del colore o del soggetto alcuni schizzi fino a raggiungere la contemporaneità assoluta con le sue coloratissime opere di grafica in stampa digitale che trasudano in scorci l’animo attuale del loro autore. L'artista si sviluppa in giovanissima età esprimendo la sua appartenenza al mondo dell'arte prima attraverso il mezzo fotografico con uno sguardo con la prospettiva a volo d'uccello sui palazzi e i panorami architettonici urbani della città di Milano. Durante il duro periodo del lockdown però immobilizzato tra le mura di casa sente il bisogno di esprimere sé stesso attraverso numerosi disegni iniziati sul quaderno di studio, in mostra, tra gli appunti di greco e latino dove il suo animo travagliato si materializza in paesaggi colorati a piena pagina.

 

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