L'ultima Dogaressa - Venezia: A 45 anni dall’apertura al pubblico della Collezione Guggenheim, un ricordo di Peggy

 

 

È il 1980, a pochi mesi di distanza dalla morte avvenuta nel dicembre 1979, quando la dimora veneziana di Peggy Guggenheim si apre al pubblico, per diventare il museo di riferimento per l’arte contemporanea in laguna. 45 anni: un anniversario che sollecita il ricordo. Ma chi era, com’era davvero quella stravagante mecenate americana che vedevamo girare in gondola sul Canal grande? Non bella. Il corpo con un che di goffo che gli anni appesantiranno. Labbra sottili. Naso rifatto, oltretutto male, quando nel '20 non riesce “... a pensare niente di meglio” per festeggiare la sopraggiunta indipendenza economica che affidarsi a un bisturi per comprare un po'; di sicurezza e una illusione di avvenenza. Non è nemmeno elegante, Peggy Guggenheim. Non ha ereditato la classe del padre Benjamin. La leggenda lo vuole in abito da sera con un calice di champagne in mano attendere, olimpico e imperturbabile, la propria fine con l'inabissamento del Titanic. Allo chic, lei preferirà sempre lo shock. In questo stimolata anche dal primo marito, Laurence Vail, a sua volta eccentrico e singolare uomo di mondo. Sarà lui a spingerla a farsi ritrarre da Man Ray a Parigi nel '23. I fianchi fasciati da un sontuoso drappeggio di lamé d' oro, la blusa impreziosita di arabeschi che scivola negligentemente sulle spalle nude, lo sguardo che al contempo promette e invita anticipano nell'acerba Madame la sapiente seduttrice che verrà. Si scoprirà affascinante per i suoi eccessi, Peggy. Esageratamente audace e intelligente. In amore, come in arte e in affari. Colleziona quadri, amanti e mariti celebri. Irresistibile femme fatale. Mecenate munifica. E femminista per temperamento, non per ideologia. A matrimonio concluso, spartisce notti e lenzuola con John Holms e Samuel Beckett. Alla passione per i letterati si sovrappone quella per gli artisti. Utile la relazione con Marcel Duchamp eletto a consulente per le mostre da allestire alla Guggenheim Jeune, la galleria che nel frattempo apre a Londra. E lui la consiglierà bene. Cocteau, Kandinsky, Arp, Brancusi, Moore, Magritte: si alternano su quelle pareti anticipazioni della storia dell'arte del ‘900. Assieme a opere di altri amori: l'adorabile, ma sposato, Yves Tanguy, lo statuario Max Ernst che, rifugiatosi con lei in America allo scoppio della guerra, riuscirà a sposare: un altro matrimonio infelice, scandito da furiose e frequenti litigate. E dai tradimenti di lui che non rinuncia alle grazie dell'amante precedente, la disinibita Leonora Carrington, e della futura moglie, Dorothea Tanning.

Ciò non impedirà alla battagliera Peggy di portare a compimento il vecchio progetto di aprire una galleria-museo. Nel '42 inaugura a New York Art of this century, dove si avvicenderanno esposizioni di astrattisti, surrealisti e giovani scoperte: Pollock, Motherwell, Rothko, de Kooning. Quando nel '47 con decisione fulminea sceglie di trasferirsi a Venezia, la partenza segnerà indubbiamente “una grave perdita per l' arte contemporanea americana”, come ammetterà un dispiaciuto e lungimirante Greenberg dalle colonne di “The Nation”. L’esposizione della collezione alla Biennale del '48 la porta alla ribalta internazionale. A renderle omaggio, si scomoderanno il presidente della Repubblica Einaudi, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, gli storici Berenson e Venturi. Un successo al di là delle aspettative, che soprattutto introduce alla conoscenza delle avanguardie oltreoceano in Europa. A fine anno acquista Ca’ Venier dei Leoni, da dove regnerà - splendente strana ospitale dogaressa - per trent'anni.

Mecenate a tempo pieno, elargisce uno stipendio a Tancredi. Compra Bacci, Consagra, Dorazio, Santomaso e Vedova. E poi gli stranieri: Alechinsky, Bacon, Dubuffet, Tobey, Picasso. Farà in tempo a vivere con Raoul Gregorich - 23 anni di meno, una persona semplice, nessun interesse in campo artistico - un'ultima passione travolgente. E altri due grandi, tragici lutti: la morte nel '54 del giovane amante in un incidente stradale, e quella della figlia Pegeen nel '67 in seguito all'assunzione di una dose elevata di barbiturici. La seguirà dodici anni dopo, lasciando palazzo e collezione alla fondazione dello zio Solomon di New York, con la condizione che la raccolta resti nella tanto amata Venezia. Disposizione testamentaria onorata.

 

 

 

L'Autore

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Nella sua geografia dell’anima ha Venezia, la città natale, nel cuore e la Versilia eletta a buen retiro. Quando nell’adolescenza le chiedevano che cosa avrebbe desiderato fare da grande, rispondeva sicura: viaggiare e scrivere. Così, per raggiungere lo scopo, si è messa a studiare lingue prima, lettere poi.  E sono oltre 30 anni che pubblica romanzi, saggi, scrive articoli, gira per il mondo. Ci sono tre cose - dice - di cui non può fare a meno: il mare, la scrittura, il caffè. Ah: è il direttore responsabile di AW ArtMag.

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