Quando la paura si sostituisce alla bellezza: crisi d’astinenza d’arte

Zone gialle, arancioni, rosse. Comunque, ovunque in Italia, nessun museo, nessuna galleria, nessuna fiera d’arte, nessun teatro, nessun cinema, sono accessibili. Sembra proprio che la paura si sia sostituita alla bellezza. Viviamo solo immersi nel frastuono di una martellante, monotona, avvilente tv, monopolizzata da un esercito di virologi, infettivologi, tuttologi, anchorman e politici. Il risultato porta a delirio e confusione. Le conseguenze quali saranno? Quest’anno ricorrono i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Ricorderemo insistentemente il suo famoso verso: “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Da qui una domanda d’obbligo: ma rinchiusi, isolati, senza stimoli intellettuali ci stiamo forse riducendo a bruti? Ad automi che eseguono pedissequamente quello che viene ordinato dall’alto? Scettici, non necessariamente negazionisti, forse reagiremo con criterio razionale a una problematica complicata. Ma l’arte, la cultura non hanno più tempo per la prudenza, per i dati degli algoritmi, per le manovre di palazzo. Non si tratta di insofferenza ma di un appello che si lancia a una parte dell’amministrazione pubblica mai come ora così sorda e lontana.

Non ci può bastare la virtualità, per quanto sofisticata e di ultima generazione. Le fiere d’arte (come di qualsiasi altro settore) ripiegano su versioni online (vedi ArtBasel, Artissima, ArtVerona): una serie di proposte di visite virtuali, che, per quanto scenografiche e accattivanti, non permettendo un rapporto diretto con le opere, finiscono per lasciarci freddi, come se privati dell’anima. Percorrere i corridoi espositivi di padiglioni vocianti - risultato di una concentrazione di opere e galleristi, di gusto e sapienza nell’allestimento, di personali e irripetibili accrochage, di grandi collezionisti, artisti, critici - non può essere rimpiazzato da magie grafiche e simulazioni. L’arte, la cultura in generale richiedono un urgente intervento, per riaprire in sicurezza. Il cibo dello spirito è necessario come il cibo del corpo - i supermercati restano aperti senza problemi, i musei, i teatri, le scuole, rimangono drammaticamente chiusi - questo blocco così prolungato è inammissibile, ingiustificato. Dunque resistiamo sì, saremo la resistenza a questa pandemia considerata una guerra, combattiamo l’aberrante nemico invisibile e superiamo rappresaglie, DPCM, task force, l’ennesima incongruenza normativa. Confidiamo con il Sommo Poeta di poter tornare presto “a riveder le stelle”.

L'Autore

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Partendo dalla letteratura francese studiata a Padova, nei palazzi affrescati, sedi delle facoltà umanistiche, mi sono ritrovata a preferire le arti figurative alle lettere. Dal medioevo su su fino fino al novecento. Poi le mostre mercato d’arte e, per amore, Firenze, ormai da vent’anni. Viaggi dovunque, dove l’arte si compra, si vende, attraversando mondi, vedendo collezioni, incontrando personaggi: un panorama affascinante, inesauribile.

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