L'altra scultura

Lecce • Personale di Salvatore Sava alla Fondazione Biscozzi I Rimbaud

Quel programma di massima sulle mostre temporanee, di cui ci avevano parlato oltre un anno fa in occasione dell'apertura a Lecce della Fondazione Biscozzi I Rimbaud (nata dalla volontà di Luigi Biscozzi di condividere le opere collezionate con la moglie con la territorialità culturale del Salento che gli aveva dato i natali) il suo presidente Dominique Rimbaud e Paolo Bolpagni, direttore tecnico-scientifico della stessa oltre che curatore della collezione, superate le problematiche legate al Covid-19 e alla sua diffusione e recrudescenza, ha cominciato a concretizzarsi dando vita alcuni mesi or sono al suo secondo appuntamento. 
E così le sale al piano terra dello storico immobile di Piazzetta Giorgio Baglivi che avevano visto il trionfo della poetica del bianco di Angelo Savelli, si sono aperte alle sculture del salentino Salvatore Sava, un artista già presente nella collezione permanente, che seguiamo con attenzione da decenni ed ancora prima de "I gabbiani non volano al buio ..." e del plurimo e contemporaneo manifestarsi della "Magica Luna", testimoniandone la grande e diffusa operatività. Quella che emerge dal suo ricco e articolato curriculum espositivo che lo vede coinvolto in rassegne nazionali (dalla Quadriennale di Roma, alle 6 edizioni della Triennale d'Arte Sacra Contemporanea di Lecce, al Premio Sulmona, al Premio Limen Arte di Vibo Valentia, al Premio "Terzo Millennio" di Erbusco di cui fu vincitore, alla mostra "Scultura Internazionale di Agliè", al "Percorso della Scultura" e a "Temporanea" l'una e l'altra nel Must, Museo Storico della città di Lecce) e impegnato in periodiche riflessioni sul proprio lavoro con personali volte a fare il punto su quella sua multimaterialità che guarda "alla geografia e alla storia del suo territorio oltre che alle attuali problematicità dell'ambiente", come abbiamo avuto modo di scrivere più volte. 
Oltre che presente, tra l'altro, nelle collezioni della Banca Nazionale del Lavoro di Roma, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, del Musma, Museo della Scultura Contemporanea di Matera, del Mig, Museo Internazionale della Grafica di Castelnuovo di Sant'Andrea e della Fondazione Ragghianti di Lucca, e oggetto di plurime e continuative attenzioni critiche, tra le quali ci piace rammentare quelle di Luciano Caramel, Giuseppe Appella, Massimo Guastella e, appunto, Paolo Bolpagni, da lungo tempo nostri amici e compagni di scrittura.
Ed eccoci alla mostra, che già nel suo titolo "L'altra scultura" lascia intendere in quale maniera l'artista e il critico/curatore hanno voluto articolare il percorso proposto, svelando alcune opere a lungo celate nelle quali Salvatore Sava, accanto ai consolidati e personali medium espressivi quali i tondini di ferro e la pietra leccese, utilizza il cartone e il legno, ma anche il cemento, l'acciaio inox, il rame, l'alluminio, e quindi il nylon, la resina, la fibra di vetro e lo smalto, muovendosi, nella progressione d'uso, dal naturale all'artificiale.
E consentendo, in tal modo, alla sua scultura di poter parlare "al cuore e alla mente dell'uomo di oggi, interpretandone le angosce, i turbamenti, le ambiguità", come scrive in catalogo Paolo Bolpagni. 
Ma non dimenticando (le altre opere in mostra) la sua primigenia attenzione alla luna e il successivo e approfondito sguardo alla natura. Rimodulata e proposta per allusioni, metafore e precise identificazioni operative, come il permanere di quella personale, fluorescente e sulfurea cromìa gialla, tra fiori di pietra e germogli barocchi, nella ri/emergenza di quel coinvolgimento politico/sociale, smarrito dagli artisti da alcuni anni a questa parte, e oggi finalmente ritrovato, con in più quello ecologico.


Salvatore Sava

L'altra scultura

Lecce

Fondazione Biscozzi I Rimbaud

A cura di Paolo Bolpagni

Catalogo Silvana Editoriale

Fino al 25/09

L'Autore

17 Post

Dai primissimi anni ’60 lo trovi a raccontare l’arte (molto spesso anche i suoi - dell'arte - tanti rapporti con l’esercitata scienza) e a colloquiare con gli artisti. Lecce, Bologna e Urbino i luoghi della formazione. Roma, Torino e Napoli quelli del fare. Libero e creativo, ha perso il conto dei buchi su una tela, ha rotto un bicchiere napoleon liberando la mosca prigioniera, ha vissuto il ’68 e dialogato sul concetto, ha pieno di parole un Calendario senza fine, ha dato alle fiamme cavalli di cartapesta su una pira, e… Trentacinque anni fa rammentando Minotaure ha inventato “ARTE&CRONACA”.

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