Inaugura presso CESTIA 61, una mostra dedicata ad Antonio Del Donno dal titolo “I semi dell’invisibile”, a cura di Sara Dal Brollo, Domenico Faraco e Ludovica Lugli in collaborazione con Alberto Molinari e Gino Rossi.
Antonio Del Donno (Benevento, 1927 – 2020) tiene la prima personale nel 1962 proprio nella sua città. È la biennale di Venezia del ‘64, tuttavia, che accende in lui la curiosità verso nuove frontiere creative, che caratterizzeranno il lavoro. È qui che per la prima volta si interfaccia con le opere dei futuri maestri. Inizialmente la attività si concentra sulla pittura e trova un punto di scambio culturale e umano presso la galleria di Lucio Amelio a Napoli che frequenta assieme a Mimmo Paladino. Risente delle influenze dell’espressionismo astratto di De Kooning e Vedova, della gestualità di Pollock, dei collage di Rauschenberg e Warhol.
Successivamente si dedica anche alla scultura. Utilizza materiali poveri come il legno e il ferro e oggetti privi di valore. Durante questo processo nascono I Vangeli, libri riprodotti su legno con all’interno versi sacri scritti in ferro battuto. Questo è il nucleo sul quale si sviluppa l’intera mostra.
I Vangeli racchiudono il sacro in un oggetto che, per quanto semplice e scarno, trasmette la complessità del divino. Chiaro il rimando alla predicazione pauperistica degli evangelisti. Nella nostra società, dove spirito e materia sono sempre più distanti tra loro, le opere di Del Donno riescono a comunicare con l’interiorità.
Accompagna la rassegna la presentazione da parte dello studio Peluffo & Partners del progetto per la parrocchia di sant’Ignazio da Jaconi di Olbia, altrettanto ricco di spiritualità.
È proprio in questa situazione che diviene dunque essenziale avere un tessuto che connetta il visibile all’invisibile, che sfrutti la creatività umana come veicolo di questo processo di connessione, come metodo per attivare l’introspezione. I messaggi di Del Donno non sono semplici estratti del vangelo, posizionati casualmente per dare qualche flebile morale. Questa serie di opere ha alla sua base delle critiche pungenti, che attraverso la purezza evangelica denunciano il consumismo e la superficialità sempre più dilagante nella nostra contemporaneità.
Un evento in cui arte, architettura e natura si fondo con lo scopo comune di riavvicinare al sacro.
All’inaugurazione sono previste le partecipazioni del Cardinale Augusto Paolo Lojudice, di Antonio Di Matteo, membro del consiglio di amministrazione dell’INPS e Fabio Vitale, direttore di AGEA.