Si è inaugurata al MAC Dino Formaggio una mostra personale di Franco Beraldo, dedicata alle svolte più recenti e inaspettate della sua carriera artistica. La rassegna, curata da Stefano Annibaletto e intitolata “In principio”, resterà visitabile per tutta l’estate, fino al 14 settembre.
L’artista nato a Meolo nel 1944, si trasferisce in gioventù a Mestre, dove inizia a interessarsi all’arte frequentando lo studio di Guido Carrer. Negli anni ‘60 dà il via al suo percorso personale, ispirandosi a fonti molto diverse tra loro, dalle icone bizantine all’astrattismo. Negli anni ’70 espone per la prima volta e, nel 1981, vince il Premio Burano. Nel tempo si apre a nuove tecniche, alternando linguaggi più tradizionali come l’affresco o il mosaico alla sperimentazione con il vetro di Murano. A partire dagli anni ‘2000 la sua esperienza cresce, insieme al riconoscimento da parte del pubblico e della critica, anche fuori dall’Italia. Nel 2013 espone in Cina, e nel 2018 è protagonista di una antologica al Centro Candiani di Mestre.
Nell’ultimo periodo il suo stile vira in un’altra direzione ancora. Sceglie una via più diretta, essenziale, quasi meditativa. Abbandona i colori accesi e le strutture complesse, limitandosi all’uso di inchiostro nero diluito su una tela bianca. Il gesto pittorico è rapido e concentrato, frutto di una riflessione più spirituale che tecnica.
Il cambiamento è legato al suo avvicinamento al pensiero orientale, dove il vuoto - lo spazio bianco - non viene visto come assenza, ma come qualcosa di vivo, in dialogo continuo con i pieni dell’opera. In questo equilibrio Beraldo trova una nuova armonia, fondata sull’ascolto di sé e sull’energia del gesto.
Segue un ulteriore nuovo ciclo di opere che rappresenta l’ultima tappa: fondi neri ricchi di materia, su cui spiccano inserti in foglia d’oro. Le lamine non interrompono il dialogo tra i vuoti e i pieni, lo mutano, e si precisano quasi come un terzo interlocutore.
Non si tratta di una rottura con il passato, bensì di una trasformazione che si mantiene viva attraverso la memoria e rimanda alle icone bizantine, ispirazione giovanile del pittore. Le lamine dorate, che attraversano le tele con prospettive luminose diventano, dunque, simbolo di una sacralità in bilico tra presenza e assenza, tra silenzio e fragore.
L’opera matura di Beraldo è in grado di sprigionare una nuova armonia, che guarda all’Oriente e si nutre di silenzio, intuizione e profondità.
Franco Beraldo
In principio
Teolo
MAC Dino Formaggio
A cura di Stefano Annibaletto
Fino al 14/09