Una riforma tanto attesa - Per l’arte l’IVA passa dal 22% al 5%

Ne parliamo con Sirio Ortolani, presidente dell’Associazione delle Gallerie Italiane

Il 20 giugno 2025 è un giorno storico per il comparto dell’arte in Italia: il Consiglio dei ministri ha stabilito, infatti, che l’aliquota sulle cessioni e le importazioni di opere d’arte in Italia passerà dall’attuale 22% al 5%, un fatto di importanza assoluta, a proposito del quale abbiamo raccolto il pensiero del presidente dell’ANGAMC (Associazione delle Gallerie Italiane), Sirio Ortolani.

Chi sono i protagonisti di questo risultato e qual’è stato l’iter dell’iniziativa?
Innanzitutto i vertici istituzionali: i ministri Giuli e Giorgetti, il viceministro Leo, i presidenti delle commissioni di Camera e Senato - Mollicone e Marti - e l’onorevole Amorese, che hanno fortemente sostenuto la riforma. Accanto a loro, il Gruppo Apollo ha giocato un ruolo essenziale: per la prima volta l’intero comparto delle gallerie si è mosso in modo coeso e coordinato. A questo sforzo si è unita la nostra associazione, contribuendo attivamente.

L’origine di tutto risale alla direttiva europea del 2022, che ha concesso agli Stati membri la facoltà di stabilire aliquote IVA agevolate per categorie selezionate. Il vero lavoro è stato svolto per dimostrare che il settore artistico meritava l’applicazione dell’agevolazione, ma anche alla luce delle misure già adottate da Francia (IVA al 5,5 %) e Germania (IVA al 7 %).

Quali saranno i cambiamenti più rilevanti per il mercato?
Sul piano pratico, l’Italia passerà da una aliquota IVA per il settore artistico fra le più elevate in Europa a quella più bassa. Sebbene la riforma non sia ancora entrata in vigore, il suo impatto vantaggioso travalicherà le gallerie, estendendosi all’intera filiera: artisti, trasportatori, musei, accademie. Con un sistema fiscale più accogliente, il nostro paesediventerà un hub sempre più attrattivo per investimenti e collezionisti internazionali.

Attendiamo un aumento della quantità e della qualità delle esposizioni, programmi museali e collezionismo. Inoltre, lo sviluppo di un mercato interno più vivace genererà un gettito fiscale aggiuntivo dando vita a un circolo virtuoso a vantaggio di tutto il settore.

Ci sarà un significativo incremento della competitività delle realtà italiane rispetto ai competitor internazionali?
L’Italia è storicamente riconosciuta come meta privilegiata per artisti, galleristi e collezionisti, grazie al suo patrimonio, alla qualità della vita e alla tradizione culturale. L’introduzione di un sistema fiscale favorevole consoliderà questa attrattività, proiettando il Paese verso un ruolo di leadership europea.

Sarebbe auspicabile, a complemento della riforma, promuovere l’organizzazione di una grande fiera nazionale, capace di catalizzare l’attenzione dei principali operatori internazionali. Ciò rafforzerebbe ulteriormente il mercato interno e genererebbe un’autentica convergenza tra valorizzazione del territorio e competitività globale.

L'Autore

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Dall'ingegneria all'arte passando per la digital strategy.
Gallerista dal 2005, capo dipartimento NFT per Pandolfini Casa d'Aste dal 2022.
Head of Digital per AW ArtMag dal 2021.

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