Oltre 100 le opere raccolte da prestigiose collezioni internazionali alimentano una sinfonia di rimandi iconografici
Negli spazi del Wegil, restaurato gioiello polivalente del razionalismo romano, si confrontano due universi creativi, solo apparentemente diversi, in realtà speculari.
Da una parte Warhol, che ha fatto dell’ipervisibilità diffusa con tutti i media il viatico per la fama e il successo commerciale, dall’altra Banksy, che trae i suoi super poteri dall’anonimato difeso strenuamente.
Due strategie che hanno come risultato la creazione di un brand universale e un culto della personalità che investe il globo terracqueo. Le oltre cento opere raccolte da prestigiose collezioni a livello internazionale, alimenta una sinfonia di rimandi iconografici, in cui compaiono le pose della Marilyn warholiana e la Kate Moss dell’artista di Bristol, la doppia interpretazione della Regina Elisabetta, con diadema regale nella versione del Pop King e quella zoomorfa di Banksy (Monkey Queen) oltre a una pletora di personaggi iconici.
La mostra ha il pregio di mettere a nudo le strategie dietro al successo; entrambi per esempio frequentano cinema e musica come strumento per raggiungere un pubblico più vasto di quello elitario dell’arte e fanno leva sui meccanismi del desiderio collettivo.
Pregio della rassegna svelare le strategie dietro al successo per raggiungere l’ampio pubblico
Se Warhol realizza oltre 50 copertine di dischi - tra cui l’iconica banana realizzata per i Velvet Underground & Nico nell’omonimo vinile del 1967 – per democratizzare l’arte acquistabile a pochi dollari con il disco, Banksy oltre a disegnare cover per cd (su tutte quella per “Think Tank” dei Blur) si è dimostrato sempre secante all’universo creativo sonoro a partire dalla scena rave e da quella trip hop di Bristol. Lo stesso dicasi del cinema, praticato da Warhol in versione sperimentale, alimentato dalla fauna umana che gravitava nella Factory e da Banksy nell’accezione mockumentary (“Exit trough the gift shop”).
Per entrambi i mezzi di comunicazione sono parte integrante del processo artistico
I mezzi di comunicazione per entrambe sono parte integrante del processo artistico; Warhol aveva creato una sua rivista (“Interview”), una rubrica televisiva su un canale via cavo (“Tv Party”), Banksy utilizza tutti i media e i social network non solo per segnalare le sue opere ma anche per crearle (si veda il ciclo di 30 opere in 30 giorni realizzate durante il soggiorno newyorkese denominato Better out than in).
Banksy e Warhol puntano alla creazione di un brand universale e al culto della personalità
Entrambi sono circonfusi di un’aura di eversione che produce autocelebrazione.
In sostanza, nel rispetto dei principi dei due “über artist”, la rassegna diventa allo stesso tempo un modello museografico, un compendio di image making e un manuale per giovani artisti in cerca di successo.
Warhol e Banksy
Roma
Wegil
A cura di Sabina De Gregori, Giuseppe Stagnitta
Fino al 6/06/25