Una storia di arte, poesia, musica e passione, attraverso le parole dello stesso artista
Di Marco Nereo Rotelli. La mia storia artistica inizia per una fascinazione. Quando avevo 6 anni, frequentava la mia casa il pittore Vittorio Matino che disegnava con me, aprendomi un mondo incantato. In quell’universo puro, dove i bambini navigano nei colori, trovo un’essenza poetica che non voglio perdere: per questo, a volte, realizzo progetti per e con loro.
Mi formai a Venezia negli anni ’80. Divenni architetto, ma invece di costruire case ho composto linguaggi. Credo dipenda dal fatto che allora avevo come interlocutori e amici Massimo Cacciari, Franco Rella, Daniele del Giudice, Emilio Vedova: imparai moltissimo semplicemente frequentandoli. Poi, negli anni ’90, sentii la necessità di trovare allineamenti con la musica, la poesia, la scienza e la stessa architettura. Avevo già esposto in gallerie come Cannaviello, Trisorio, Il Capricorno, e partecipato a una Biennale (Aperto ‘86) ma sentii la necessità di uno spostamento dettato da un sentimento d’amore verso l’altro sapere.
LA FORMAZIONE A VENEZIA NEGLI ANNI '80 DOVE SI LAUREA IN ARCHITETTURA, MA INVECE DI COSTRUIRE CASE COMPONE LINGUAGGI
Amore è parola pericolosa, perché usurata dall’uso. Il termine si manifesta in ogni epoca con modalità diverse, al punto che oggi potrei decifrare l’andamento di un amore leggendo i whatsapp dei due amanti. Intendo amore nella sua accezione etimologica, dal sanscrito kama: desiderio, passione. Potrei condensare il tutto nella parola sentimento che per me è superiore all’idea, che viene e passa. Un sentire autentico e viscerale mi ha condotto alla ricerca dello stupore. Potrebbe sembrare strano che nel tempo della tecnologia assurga a protagonista assoluto. Per me, rappresenta la forma primaria di conoscenza. Creai le prime installazioni a Palermo e Gibellina con Franco Battiato quindi al Petit Palais di Parigi. Successivamente, scolpii un’intera cava a Carrara con le parole di Adonis, Mario Luzi, Edoardo Sanguineti fra gli altri.
CREA INSTALLAZIONI A CHICAGO, PECHINO, PALERMO E GIBELLINA. A PARIGI AL PETIT PALAIS, ALL’ESPACE CULTUREL LOUIS VUITTON. A CARRARA SCOLPISCE UN’INTERA CAVA CON LE PAROLE DONATE DA ADONIS, MARIO LUZI, PAUL MCCARTNEY, EDOARDO SANGUINETI
Per me, l’identità si compone: io non sono ciò che ero. Le radici rappresentano la componente originaria, ma l’identità si raggiunge. Su questo pensiero realizzai il Bunker poetico per la 49a Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann. Mi concesse uno spazio enorme all’Arsenale. Proposi una catastrofe dove la poesia veniva declinata in epistrofe, un mondo in sfacelo fatto da porte abbandonate, oggetti. Sentivo fortemente che stavamo perdendo le cose, fu un po’ come un ultimo saluto, ma su ogni cosa perduta era di/segnata una poesia e quel tratto divenne la mia cifra stilistica. Nel mio lungo percorso incontrai persone belle, come Graziella Lonardi Bontempo che, con gli incontri internazionali d’arte, mi dette spazio e mi aiutò a capire l’incomprensibile. Nacquero così le grandi installazioni luminose, dove si percepisce sempre l’enigma dello sguardo. Elena Lombardi dirige il mio studio da anni, composto da giovani designer e grafici. Nel tempo, è stato frequentato da Fernanda Pivano, Adonis e oggi da musicisti come Alessio Bertallot, scienziati come Riccardo Valentini e diversi artisti e poeti. Assieme abbiamo collaborato a progetti e partecipato a diverse edizioni delle Biennali di Venezia, dove sono stato invitato per dieci volte spaziando tra arte, teatro e architettura. Da qualche anno un mio riferimento costante è il gruppo Ever in art. Quando incontrai Raf Perrino, presidente di Ever in art, mi citò Annibale l’africano: “o troveremo una strada o la costruiremo”. L’abbiamo costruita, infatti, con opere sulla sostenibilità in forma d’arte. Per me questa è un atto cerebrale: dopo aver amato i vari linguaggi, mi sono accorto di aver amato l’idea di bellezza che è in essi.
PER LA BIENNALE VENEZIANA DIRETTA DA HARALD SZEEMANN, REALIZZA ALL’ARSENALE IL BUNKER POETICO, DOVE LA POESIA È DECLINATA IN EPISTROFE