Grande retrospettiva di Francis Bacon alla Royal Academy: il pittore e la bestia

Nelle sue opere coabitano indistintamente sembianze umane e animali

"Dal macellaio, mi stupisco di non trovarmi lì al posto dell'animale"

Study of a Bull è l’ultima opera dipinta, nel 1992, da Francis Bacon, un anno prima di morire: una figura di toro vorrebbe materializzarsi verso la luce ma è vinta dall’oscurità che la trattiene. Si accommiata così, con quella grande sagoma, altre volte figurata nei suoi studi di bullfights, ora solitaria e attonita, in uno spazio indefinito che non è più quello dell’arena, il toro è a metà di un varco che non sa se vuole oltrepassare. Il quadro, scoperto nel 2016, conclude il percorso espositivo della mostra “Francis Bacon. Man and Beast” alla Royal Academy di Londra; 45 dipinti approfondiscono l’indiscernibilità tra uomo e animale che accompagna la tensione pittorica baconiana sin dai primi lavori. “Senza dubbio noi siamo carne, siamo potenziali carcasse. Ogni volta che mi reco dal macellaio, mi stupisco sempre del fatto di non trovarmi lì, al posto dell’animale”. Per Francis Bacon, nessuna identificazione sentimentale e nessuna ipocrisia, solo una cruda realtà del medesimo divenire, come scrive Gilles Deleuze: “La carne rappresenta il terreno comune sul quale l’uomo e la bestia si incontrano”.

Nei corpi, nei ritratti coabitano indistintamente sembianze umane e animali senza gerarchia, sino all’estrema fusione in Fragment of Crucifixion del ’50, tutti carnefici e vulnerabili nella ineludibile lotta alla sopravvivenza. Una tematica che si snoda lungo le sezioni della mostra, dalla piccola Crocifissione del ’33, passando per le figure biomorfiche, per Painting del ‘46, la serie Heads, sino alle più recenti come Triptych Inspired by the Oresteia of Aeschylus dell’81 che riprende l’impatto delle Furie di Eschilo delle cui debolezze umane siamo tutti perseguitati. Richiamo mitologico che prolifica dopo la morte tragica del compagno George Dyer pochi giorni prima della consacrazione dell’artista al Grand Palais di Parigi nel ’71. Un duro colpo anche per chi, come lui, è abituato a convivere con il senso di caducità di tutte le cose. Il suo bestiario, insieme all’essere umano, coabitano in spazi chiusi dalle forme perimetrali curve, simili alle arene dove si consumano le corride, o sono delimitati da gabbie che costringono a un urto emotivo feroce. Voleva che i suoi quadri dessero lo stesso impatto dell’immagine di un animale selvaggio che ha appena catturato la preda: “tra la nascita e la morte è sempre stato uguale, c’è sempre questo aspetto non aspetto, è proprio così, questa è la violenza della vita”. Ripeteva spesso “siamo carne” e sollevando il bicchiere di champagne, brindava.

Francis Bacon
Man and Beast

Royal Academy of Arts
Londra
A cura di
Michael Peppiatt
Sarah Lea
Anna Testar
Date da definirsi 

L'Autore

21 Post

Ha sempre amato la pittura, ma si è trovata iscritta al Liceo Scientifico, finito con il minimo sforzo e il minimo dei voti. Il rovello artistico però non si placa e in un solo anno prende la maturità artistica, questa volta con il massimo impegno e quasi il massimo dei voti. Poi Accademia di belle Arti, laurea con lode a Ca’ Foscari e pubblicazione della tesi. Approfondisce studi artistici a Salisburgo e alla passione per l’arte si unisce quella per la scrittura. Convivono ancora felicemente.

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