Venezia: incontro con Karole P.B. Vail, nipote di Peggy Guggenheim

17 Novembre 2020

"Quando cavalcavo sulle sculture" 

Da tre anni alla direzione della Collezione Guggenheim, concepisce il museo come luogo di arricchimento per tutti 

“L’arte è essenziale per il nostro quotidiano. Ha da sempre svolto un ruolo fondamentale per l’umanità, è comunicazione, dinamica, va sempre avanti, anche se guarda al passato, ha lo sguardo rivolto al futuro. È piacere intellettuale, è bellezza ma è anche sfida, induce a riflettere e ha grande potere di trasformazione, come diceva Kandinskij, è terapeutica, soprattutto nei momenti di crisi, come quello in cui stiamo vivendo”. Sguardo vivace e gentile sul mondo dell’arte, penetrante e profondo, Karole P. B. Vail dal 2017 dirige la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Succede a Philip Rylands restato in carica, per 37 anni, dal 1979, anno della morte della fondatrice Peggy, newyorkese, collezionista, mecenate, promotrice di artisti e innamorata di Venezia. Peggy, acquistato il Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, ne fa la sua casa museo che apre gratuitamente al pubblico e, morendo, lega alla Serenissima la straordinaria raccolta di opere del XX secolo.

Originale e visionaria, scopre e sostiene giovani artisti i cui nomi sono Kandinskij, Tanguy, Pollock, e gli italiani Vedova, Bacci, Tancredi, Apollonio, Biasi; fa conoscere a Venezia artisti come Gorky, Rothko e Max Ernst, acquista capolavori di Picasso, Mondrian, Dalí, Brancusi, dedica spazi alle donne artiste, non si limita al contesto europeo-americano e compra opere di artisti africani e dell’Oceania. Karole P. B. Vail, sua nipote, che da bambina passava le vacanze a Palazzo Venier, cavalcava le sculture del giardino, con la nonna pranzava tra i capolavori e girava per i canali veneziani sulla sua gondola, è figlia di Michael Cedric Sindbad che Peggy ebbe con il primo marito, Laurence Vail, figlio d’arte e, a sua volta, artista, scrittore e scultore che contribuì a instillare in Peggy l’amore per l’arte. 

Karol passava le vacanze dalla nonna, pranzava con lei tra i capolavori girava in gondola per il Canal Grande  

Curatrice di mostre e scrittrice, dal 1997 nello staff curatoriale del Guggenheim di New York, Karole P. B. Vail è cresciuta in Europa, ha studiato a Londra e vissuto a Firenze e oggi è alla guida di uno dei musei più importanti di arte europea e americana del ‘900 in Italia. “Ruolo del museo è insegnare ed educare. Questa era la missione quando nacque nel 1937 la Fondazione Solomon R. Guggenheim - alla quale la nostra fondazione veneziana è affiliata, parte della costellazione di musei che include il Guggenheim di New York, il Guggenheim di Bilbao e il futuro Guggenheim di Abu Dhabi - questo resta il nostro obiettivo. Il museo deve essere spazio di condivisione dove godere della bellezza, luogo di apprendimento ma anche di incontro e di scambio. Conserva le opere e deve attivare un dialogo sempre vivo con il suo pubblico. Questo era il sogno di Peggy, che non collezionava solo per se stessa, ma che, con generosità, aveva aperto le porte di casa sua. La stessa generosità che il museo ha nell’accogliere visitatori di ogni età, condizione e provenienza”. L’arte alla Guggenheim non è fenomeno d’élite, ma una ricchezza per tutti

L'Autore

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Figlia di collezionisti, occuparsi di arte è stato fluire naturale della passione verso una direzione magnetica. È attratta da tutti i sud del mondo, dal mare e dal cioccolato fondente. Osa, a volte, scattare fotografie. Da cittadina ha scoperto la campagna, generosa fonte di meraviglia. Ama le parole, la lettura e la scrittura, avventure sorelle, e, da accanita idealista, è sempre alla ricerca di nuovi sentieri della mente e dello spirito da sondare, come di gusti da provare. Gli esseri umani, la musica e la bellezza entusiasmano i suoi giorni. Curatrice di mostre, ha scritto su riviste diverse in Italia e all'estero, è felice e onorata di essere nel cast di AW ArtMag sin dalla sua prima uscita. Sempre alla ricerca di un motto, che fatalmente cambia nel dinamismo della vita, trova la sua verità in «per foco sempre».

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