Seduzioni Segniche - Scrittura asemica: gli ultimi sviluppi

Ogni segno è costituito da due elementi indispensabili: un elemento concreto, percepibile con i sensi, che si chiama significante; un elemento astratto, un concetto collegato a esso, che si chiama significato. In ogni segno il rapporto che unisce significante e significato è frutto di un accordo tra chi lo crea e chi lo usa.

I segni non esistono come unità singole: si combinano tra loro secondo regole precise, sono organizzati in codici. Sicché, perché una comunicazione sia possibile, è necessario che l’emittente e il ricevente conoscano il codice usato. L’ingresso sul proscenio artistico della scrittura asemica ha provocato un grande terremoto, capace di mandare in frantumi le regole della comunicazione e della morfologia della lingua. Un grande timoniere asemico, come Marco Giovenale, scrive: “una delle caratteristiche dell’asemic writing sembra essere precisamente la demolizione di ogni anche vaga pallida ipotesi di struttura”. Il codice della lingua: fonema-grafema, perde la propria identità simmetrica a discapito di un’asimmetria segnica, liquida, capace di autogenerarsi senza nessun significato semantico. Questa desemantizzazione lascia aperto un vuoto di senso, delegando così al fruitore l’interpretazione del contenuto. Già a partire dal secolo scorso, emergono stesure asemiche - Veri alfabeti asemantici - così Gillo Dorfles circoscriverà le curiose
scritture filiformi del poeta francese Henry Michaux. E ancora, il critico d’arte triestino direzionerà la sua attenzione su un duplice binario: “le scritture desemantizzate” di Tomaso Binga, datate 1972-74 e le “scritture asemantiche” di Irma Blank del 1974. Nello scenario attuale, mutuati dal mondo digitale, emergono gli squarci imprevisti di blocchi linguistici di Francesco Aprile, resi possibili con la tecnica del glitch. I video asemici di Giuseppe Calandriello si delineano da una smagliatura linguistica attuata da un cortocircuito fonetico. L’autore compie un’alchimia nel disormeggiare le parole trasformandole in sonorità primordiali. Ecco emergere gli enigmi grafici di Federico Federici. Sembrano convivere grazie all’incontro di segni alfabetici e sequenze numeriche guidate da vibrazioni inudibili. Tutte queste sperimentazioni verbo-visuali, in un villaggio globale sempre più saturo dal vizio mediatico di notificazioni, rappresentano quella creatività libertaria, tipica del movimento artistico astratto, capace di sabotare e destrutturare tutti i codici accademici.

L'Autore

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Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze per poi studiare regia e sceneggiatura presso l’Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’Immagine de L’Aquila, specializzandosi in produzione dell’immagine. Scenografo teatrale e cinematografico è professore di storia dell’arte moderna e contemporanea a Torino. Autore di testi critici e curatore di mostre, ha indagato il rapporto tra arte e mercato col video “La Carne dell’Arte”, 2007, Museo MUSPAC, L’Aquila. Ha frequentato corsi e collaborato con registi, sceneggiatori, autori della fotografia come Sergio Bazzini, Guido Chiesa, Luigi Di Gianni, Stephen Natanson, Jacques Perrin e Francesco Rosi, Vittorio Storaro, Luciano Tovoli e Pierre-William Glenn. È collaboratore delle riviste riviste Facciocinema.it e AWartmag.

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