Dacci Oggi La Nostra Foto Quotidiana - Forza E Solitudine Dell’immagine

La forza dell’immagine ha, ormai, sovrastato la parola scritta. Un servizio fotografico mirato verso un tema sensibile vale, nella nostra società, più di cento reportage. E i magazine, sotto qualsiasi latitudine, ne fanno un uso smodato, sfrontato, forse eccessivo. Anche grazie alle suggestioni del web la foto si è trasformata in pane quotidiano. Tutti scattano, tutti postano, tutti dialogano, con disarmante semplicità, con instancabile continuità. Foto senza pretese, foto di accadimenti privati, compendio di piccole storie personali sono, ormai, a milioni, nella disponibilità di tutti, in un arcipelago di suggestioni solcate dai social- network. Ma, al di là di tutto, la fotografia conserva una sua dignità, una sua autentica nobiltà. Lo si nota attraverso le immagini dei grandi del passato. Le coraggiose sperimentazioni di Felix Nadar, le straordinarie scoperte di Louis Daguerre  e, poi, in Italia, i fratelli Leopoldo, Romualdo e Giuseppe Alinari, il mitico Giorgio Sommer. Dai loro scatti un’unica, grande lezione. La fotografia, in fondo, è solitudine. Un dialogo, una sfida, un duello perverso tra il fotografo e l’immagine.  L’inquadratura è lì, ferma, immobile davanti a lui. Pronta ad essere focalizzata, fissata, incorniciata. Nulla che li divide solo un semplice diaframma. Non ho mai capito se quello scatto imprigioni un attimo di vita o un presagio di morte. Sfoglio gli album del passato, rivedo scene di massa con centinaia di persone ingiallite dal tempo e dall’attesa, vecchie auto da museo. Tutto è scomparso, dissolto, svanito. Non è l’effetto di un ordigno ma qualcosa di più sottile. Il tempo agisce silenziosamente, giorno dopo giorno, secondo una logica sconosciuta ma tenace che non richiama tutti all’epilogo ma li sfoltisce con un ritmo quotidiano e imprevedibile. Ritrovo i servizi fotografici delle giovani attrici, capaci di fissare una bellezza rigogliosa fiorita, quasi per caso, in quella donna, ammirata, fissata in quelle istantanee ferme nel tempo e nello spazio. Ma gli anni faranno, poi, la loro parte. E svilupperanno, fatalmente, estranei. Quale familiarità esiste più con una propria immagine di 50 anni prima? Chi è quella persona fotografata? Che c entra più con noi? È un altro, un intruso, decisamente uno sconosciuto. Estranei, misteriosamente lontani. Come se la gioventù fosse un’esperienza slegata, scollegata, separata dalla propria vita, un enigma oscuro, indecifrabile, costruito con i colori del nulla.

L'Autore

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Custodisce mille interessi. Giornalista, saggista, medico chirurgo plurispecialista, ma soprattutto napoletano, il mestiere forse più difficile e complesso. Ama la vivacità culturale, le tesi in penombra, la scrittura raffinata e ribelle. Ma ama anche la genialità del calcio e la creatività dell’arte. Crea le sue rubriche settimanali su alcuni quotidiani nazionali muovendosi sul pentagramma del costume, dei new-media, della cronaca. È stato più volte senatore e parlamentare della Repubblica perché era affascinato da quella battaglia delle idee che oggi sembra, apparentemente, scolorirsi.

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