Bellezza fuori dagli schemi - A colloquio con Louise Durocher

11 Marzo 2024

Architetto, le sue creazioni si trovano in Canada, Usa e Giappone. Scultrice, vive tra Seattle e Pietrasanta dove soggiorna 5 mesi l’anno per realizzare opere monumentali

Incontriamo Louise Durocher a Pietrasanta nello studio di Giorgio Angeli. Ci viene incontro una signora dalla fluente chioma rossa e dallo sguardo intenso di un verde penetrante. Sostiamo davanti alla sua ultima creazione: Conversation.

Che cosa racconti attraverso quest’opera, Louise?

Trent’anni fa, quando fu concepita, la scultura era composta da una parte femminile e una maschile. L’avevo titolata Conversazione a senso unico. Era una sorta di comunicazione scoccata come fosse una freccia verso il suo bersaglio. Chi la inviava rappresentava il potere. Chi la riceveva stava appoggiato su un braccio, cercando di non capitolare. Insomma, un bullo e la sua vittima.

HA SCOPERTO PIETRASANTA NEL 1995 E SE NE È INNAMORATA

Nell’autunno del 2023, il bullo fu finalmente sconfitto, subendo una decapitazione accidentale durante uno spostamento. È nato, così, L’uomo senza testa. Un’opera accidentata divenuta motivo di scherno. Mi tormentava. Così, iniziai a capire che il concetto alla base della prima scultura doveva essere ampliato per includere L’uomo senza testa. La scultura, ora, si compone di tre elementi. Scala e disposizione non sono casuali: le figure sono più alte rispetto all’essere umano ma non sovrastanti. Invitano a cercare una soluzione al nostro essere disconnessi, all’incapacità di accettare la bellezza delle differenze.

Cominciamo dalla tua formazione: laurea in architettura, con studi negli USA e a Parigi.

Nel 1984, mi sono laureata alla Concordia University di Montreal con un BFA di specializzazione in scultura. Poco dopo, mi sono trasferita a Seattle, per studiare Architettura del paesaggio all’Università di Washington. Due anni dopo, mi sono iscritta al dipartimento di Architettura per acquisire le relative competenze. Nel 1986, grazie a una borsa di studio, ebbi l’opportunità di frequentare l’Ecole Spécial d’Architecture di Parigi. Il tempo trascorso in quella scuola ha rappresentato la parte più importante della mia istruzione. Circondata da studenti provenienti da diverse nazioni, ho imparato che possono esserci diverse soluzioni allo stesso problema. All’inizio un’idea potrebbe sembrare del tutto inaccettabile, ma dopo aver appreso la cultura e il background di chi l’ha generata, il punto d’arrivo diventa completamente logico anche se opposto al mio modo di vedere. Paul Virilio ci sfidava proponendoci lo stesso progetto per tre volte di seguito. Il migliore non era sempre il primo. È importante spingersi a pensare fuori dagli schemi. Mi sono laureata con un Master in Architettura nel 1990.

SEATTLE È LA SUA PIATTAFORMA DI ATTERRAGGIO DOVE VA A RIPOSARE E A RICARICARSI

Come architetto, hai viaggiato per il mondo per importanti commissioni.

Ho avuto la fortuna di lavorare con team multiculturali per gran parte della mia carriera. Mie realizzazioni si trovano in Canada, negli Stati Uniti, in Giappone e in Europa.

Parallelamente, hai sempre coltivato l'arte plastica.

Mia madre era pittrice, mi ha regalato una matita non appena ero in grado di tenerla in mano. All'inizio disegnavo, ho iniziato a scolpire all'età di 11 anni e non ho mai smesso. Ho sempre avuto uno spazio in cui dedicarmi alla scultura. È la costante della mia vita, la mia stella polare.

Come ti senti a vivere a Seattle ed essere cittadina del mondo?

Seattle è per me una "piattaforma di atterraggio", dove vengo a riposarmi e ricaricarmi prima dell'avventura successiva. Il mio studio è appartato, circondato da un giardino tranquillo, dove lavoro da sola con i miei pensieri.

LE SUE OPERE INVITANO AD ACCETTARE LA BELLEZZA DELLE DIFFERENZE

La scoperta di Pietrasanta.

Arrivai a Pietrasanta nel 1995 per frequentare un laboratorio di scultura del marmo. Fino a quel momento, avevo scolpito soprattutto pietre morbide, come l'alabastro e la pietra ollare. Benché intagliatrice esperta, non avevo mai lavorato da un modello e tanto meno utilizzato il metodo di ingrandimento/riduzione di Michelangelo con il supporto dei calibri. Il workshop si è rivelato umiliante e stimolante al contempo. Mi sono innamorata di Pietrasanta, dove vivo 5 mesi all'anno. Lavoro nello studio di Giorgio Angeli per la realizzazione di sculture monumentali.

Crei spesso opere monumentali: uno sforzo enorme soprattutto per una donna.

Certo, si tratta di un lavoro fisicamente molto impegnativo, ma per me fondamentale. Alcuni messaggi, per l'importanza dell'argomento, vengono recepiti meglio in una scala più grande della realtà. Per esempio, Conversazione e La mano dell'umanità in piccole dimensioni non funzionerebbero allo stesso modo.

Raccontaci il tuo modo di lavorare.

Vado in giro immaginando gli spazi, gli oggetti e le sensazioni che creano. Vedo la luce da cui sono circondati, sento la brezza che passa, respiro gli odori che si diffondono nell'aria e li immagino negli edifici, tra i giardini, apprezzati dalle persone.

Si può dire che le emozioni umane siano i soggetti principali delle tue opere.

Sono affascinata dalla complessità dei sentimenti umani, dalle tensioni e dalle esperienze che si manifestano nelle relazioni fra le persone. Ognuno è unico.

L'arte è terapeutica, sia per chi la produce sia per chi la guarda.

L'arte è il passo ininterrotto della mia vita, mi ha accompagnata nelle difficoltà, è stata un catalizzatore di cambiamento e produttrice di energia. Le sculture concepite durante i periodi bui hanno una capacità intrinseca di raggiungere le persone. Ne ho avuto conferma.

Qualcosa da aggiungere ai lettori?

Come diceva mia nonna: "La strada è lunga, la strada è difficile, ma è la strada". Poche cose sono state facili per me, ma la passione e la perseveranza mi hanno permesso di diventare quanto sono oggi: una parte del tutto.

 

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