Conversazione con Antonio Orler, ideatore della serie televisiva “The Gallery”

Ma tu guarda che succede in galleria  

Una esilarante sit-comedy in 10 puntate

“The Gallery” è una serie televisiva che mostra, con ironia e leggerezza, il dietro le quinte del mercato dell’arte. Concepita da Antonio Orler e Laura Galigani che insieme a Salvatore Billeci firma la regia, la serie è stata interamente girata all’interno della Galleria Orler di Venezia Mestre ed è in onda ogni sabato, sui canali 867 di Sky e 144 del digitale terrestre. Si tratta, come ci riferisce il giovane attore e cantante, discendente da una delle famiglie di galleristi più storiche e influenti d’Italia, di una sit-comedy, una vera e propria serie televisiva capace di ironizzare in modo fresco e scanzonato, sui luoghi comuni dell’arte.

Come è nata l’idea di produrre e realizzare una serie televisiva?
L’idea ci è venuta durante il primo lockdown quando, in una Venezia silenziosissima abbiamo pensato di dare un senso creativo al vuoto generato dalla pandemia. Con il contributo degli autori Lorenzo Riopi e Tobia Rossi si è cominciato a progettare la serie, a contattare gli attori e a realizzare le prove (necessariamente solo via Skype), per giungere in estate a realizzare tutte di un fiato quelle che ad oggi sono le dieci puntate della prima stagione. Si tratta di un unicum nella storia delle sit-comedy perché nessuno aveva mai parlato di arte, con situazioni assurde magari, ma tutte verosimili e naturalmente esilaranti.

Nel cast un gallerista autorevole, un collaboratore demotivato e un insieme di personaggi improbabili

In breve, chi sono i personaggi e i loro ruoli?
Il cast è formato da due protagonisti, Linda Tagliapietra, una gallerista intraprendente e autorevole, e Manuel, un collaboratore inadeguato e demotivato. Attorno a loro prendono forma personaggi improbabili e talvolta ridicoli come Fuxia, Ferdi, Carla e Andrew i quali animano le giornate in galleria con i lori tic e comportamenti non sempre irreprensibili. Vi sono poi dei brevi camei a cui Catone Biasioli, Giovanni Faccenda e Cesare Orler si sono simpaticamente prestati, mentre per Giorgio Regali gli autori hanno pensato a un vero e proprio ruolo, quello di Gilberto.

Nonostante la pandemia in atto, qual è stato il clima in cui avete lavorato?
Durante le riprese il clima è sempre stato meraviglioso, abbiamo lavorato con il sorriso stampato in faccia e in una situazione così triste possiamo dirci felici di aver dato vita a un progetto ben strutturato e professionalmente riuscito. I consensi che riceviamo ci danno ragione degli sforzi compiuti, ci spronano a proseguire e al momento stiamo già pensando alla seconda stagione.

Facciamo un passo indietro, come sei arrivato a intraprendere questo mestiere?
Con la passione per la musica innanzitutto (di recente sono stato selezionato nei 60 di Sanremo giovani) e con gli stimoli e l’entusiasmo dei miei genitori che mi hanno sempre sostenuto e scorrazzato in ogni dove affinché imparassi a cantare e suonare con i migliori maestri. Ho avuto la soddisfazione di far parte del cast di “Giulietta e Romeo” di Cocciante e poi “Sister Act” di Whoopi Goldberg dove ho incontrato mia moglie Laura. Ho lavorato in Germania per molto tempo, interpretando “Rocky”, prodotto da Stallone, mentre lo scorso febbraio a Milano abbiamo dovuto interrompere lo spettacolo “La fabbrica di cioccolato” causa Covid.

Che cosa ti aspetti da questo nuovo progetto?
Questa serie, che pure è nata in un momento storico tra i più difficili per lo spettacolo, in cui il teatro, la canzone e il ballo soffrono la mancanza di pubblico, vorremmo diventasse un mezzo per raggiungere nelle case quanta più gente possibile, così da allentare, con la sua leggerezza, le tensioni di questo periodo. Ce lo auguriamo veramente tutti di cuore. 

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