STANZE D’ARTISTA - La nuova edizione del festival Ovni di Nizza

Un percorso attraverso musei, gallerie, spazi culturali invita a riscoprire la città

Performance e video art sono fruibili gratuitamente nelle camere degli hotel. Accanto al tradizionale capofila Windsor troviamo il West End, lo Splendid, il Villa Rivoli e La Malmaison

Trasformare la città, l’incantevole Nizza, in un’opera d’arte “in movimento”, questa è  stata l’intuizione di Odile Redolfi: nel 2015 l’illuminata albergatrice appassionata d’arte ha iniziato il progetto del festival Ovni – Objectif Vidéo Nice nel suo hotel Windsor, famoso e davvero speciale per le stanze d’artista. La manifestazione, che si tiene in novembre e culmina, a inizio dicembre, nel weekend “porte aperte” degli hotel dove si proiettano i video messi in risalto da originali, spiazzanti installazioni, ha con gli anni creato un percorso cittadino attraverso musei, spazi culturali, gallerie, tutti luoghi affidati ad artisti giovani ed emergenti ma anche ad altri già affermati. La madrina dell’edizione 2021, Muryel Mayette-Holtz, direttore del Teatro di Nizza e  prima donna alla direzione di Villa Medici a Roma, ha sottolineato come  si tratti di “un viaggio in immagini ed emozioni. Da un luogo all’altro, da un film all’altro, questa passeggiata ci offre dei colpi di fulmine. Riscopriamo Nizza, riscopriamo le intuizioni dei più grandi artisti, questo festival che ci scombussola propone dei punti di vista nuovi per guardare  il mondo”. Già l’Ovni dello scorso anno, non realizzato a causa del Covid,  avrebbe dovuto avere il titolo “Un leone nella mia stanza”, frase estrapolata da una poesia di Allen Ginsberg, in cui il narratore tenta di sfuggire alla fiera da lui trovata in salotto. Nessuno crede al suo inverosimile racconto e questo simbolicamente si trasferisce all’incredibile, inatteso periodo attraversato dal nostro mondo in preda alla pandemia. Già allora, sostiene il commissario indipendente Bérangère Armand, “scienziati e artisti si rivolgevano a noi per mettere a nudo i nostri leoni e noi continuavamo a vivere come se essi non esistessero”. Questo titolo così forte ed espressivo riflette alla perfezione l’energia trasmessa dalla video art fruibile gratuitamente nelle camere degli hotel che quest’anno, accanto al tradizionale capofila Windsor, sono stati il West End, lo Splendid, il Villa Rivoli e La Malmaison. Invitata d’onore della manifestazione Orlan, una delle più importanti e originali artiste francesi: oltre  alla sua installazione cinematografica Le plan du film nella hall del Windsor, ha presentato alla Galleria Eva Vautier l’ultima serie di fotografie ibride, Le donne che piangono sono arrabbiate dove, fino al 15 gennaio, rimette in gioco la pittura di Picasso con potenti inserti fotografici,  ispirati alla deformazione dei corpi e dello spirito dovuta alle violenze psichiche e fisiche subite dalle donne.  In simultanea, la proiezione di Orlan Remix, basata su una sequenza del film Chiaro di donna di Costa Gravas, in cui Yves Montand attende inutilmente Romy Schneider. Un mondo incantato (ideale esempio la poetica performance di Estera Tajber) ma non privo di momenti forti, quasi pugni nello stomaco, si è dispiegato all’hotel Windsor, dove quest’anno hanno trovato spazio giovani artisti, video maker della regione, e in cui ha avuto luogo il Grand Prix Ovni. Ad ottenere il massimo riconoscimento è stato Maksaens Denis, la cui potente installazione immersiva I miei sogni spingeva, attraverso il sogno, a liberare le più nascoste pulsioni. Al secondo posto Carine Borgnet, in 14 secondi di nulla, un’eternità di tutto, Noè, ecc. ha presentato in una ventina di inconsuete sequenze e nella sua personale reinterpretazione il mondo animale e naturale. Con Clara Thomine, terzo premio, protagonista in accappatoio della performance Tutto deve sparire la stanza è stata trasformata con reperti archeologici recuperati dopo una fine del mondo, testimoniata da tre reportage e proiezioni video. I premi Sud Emergence hanno prescelto, al West End, Lena Durr, autrice  in Jeanne Marguerite di una toccante, polverosa rappresentazione della quotidianità dei residenti di una casa di riposo, Camille Franch-Guerra con la sua  proposta di immergersi totalmente in un dedalo poetico e plastico, sonoro e visivo e Hayoung Kim, ispiratosi al gioco Google T-rex per immaginare la vita del dinosauro, che attraversa una crisi esistenziale. Fra le tappe del coinvolgente e variegato percorso cittadino, il teatro dell’Artistique - Centro d’arte e cultura - Spazio Ferrero, dove Patrick Moya ha proiettato, commentandolo di persona, il coloratissimo mondo virtuale di Second Life, a cui egli lavora dal 2007 con la creazione di Moya Land. Inattesa, alla galleria Le Narcissio, la grande, affollata installazione di Quentin e Matthieu Spohn, Volantini, salve, fiamme tra fiele e terra, visibile fino al 29 gennaio, sorta di contemporaneo esercito di terracotta, ispirato dal senso d’impotenza e di sorpresa provato all’epoca delle elezioni americane del 2016, con l’avvento al potere di Donald Trump. Lo spazio DOJO di Luc Clément ha dato la possibilità  al collettivo VeryHighStuff, composto da Laurie Camous, Jérémy Griffaud, Marie Pellegrino, Julien Rebour, Axelle Terrier di creare con This is Like Art Sometimes, un’inconsueta carrellata di  lavori video, protetti e messi in evidenza da  una sorta di colorati parapendio. L’idea alla base del progetto si collega alla cosiddetta democratizzazione dell’arte, alle innumerevoli piattaforme di diffusione della video art, e l’interessante selezione di opere di giovani artisti realizzate in tale tecnica permette di interrogarsi e di riflettere sul fenomeno della creazione artistica. Pregnante esempio ne è anche il video di Jérémy Griffaud, Dungeon, profondo e pieno di magia, presentato nello storico hotel West End sulla Promenade des Anglais: esso s’interroga su un aspetto tipico dell’attuale società, il desiderio di celebrità, il desiderio di uscire dall’ombra per entrare nella luce, “sperando talvolta, di diventare questa stessa luce”. Il film di animazione , che oltre a conquistare per la suggestione delle immagini, prima del mare in burrasca e poi del cupo mastio, dove alcune celebrità bruciano tra le fiamme dell’inferno, ci pone molte domande in attesa di risposte ed è stato realizzato lavorando su fotografie di fotografie, trovate su riviste, libri, manifesti. Dopo avere strappato queste immagini molto materiche, Griffaud le ha fotografate per poi rielaborarle in un’affascinante personalissima opera d’arte.

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