La lunga ricerca di Umberto Mariani: come quei panneggi diventano contemporanei

Dagli Oggetti allarmanti all'Alfabeto afono ai Piombi, il punto su un grande saggio dell'arte attuale

Fare il punto sul lavoro di Umberto Mariani - classe 1936 e tra gli ultimi grandi saggi contemporanei - significa ripercorrere il cammino di una ricerca artistica che è stata anche culturale e sociale e che va dalla metà degli anni ‘60 fino a oggi. Comune denominatore: una determinante volontà di comprendere i tempi senza mai apparire nostalgico. Assistente personale di Achille Funi, sono poi gli incontri con le opere di Constant Permeke e Graham Sutherland a condizionare il suo primo linguaggio autonomo: e se dal primo raccoglie una predilezione espressionista per il quotidiano, dal secondo mutua una visione compositiva violenta e surreale che poi sarà propria dei suoi Oggetti allarmanti. L’anno è il 1967 e le agglomerazioni di oggetti d’arredo, poltrone, cuscini e divani ai quali assegna indumenti femminili di vario genere diventano emblema di una società che sta mutando velocemente e di cui Milano è simbolo. Del resto, Mariani non ha mai seguito la corrente ma ne ha espresso le contraddizioni: proprio dal semplice oggetto dalla riconoscibile matrice pop avverte incombente il peso degli anni a venire con tutto il loro carico di insicurezze.

Il panneggio è la classicità che mai lo abbandona, illusione e allusione della forma sottostante

Sono gli anni di piombo, quelli dell’incertezza e delle difficoltà nel comunicare il proprio pensiero, quelli nei quali dà vita al suo Alfabeto afono, lettere maiuscole fasciate e imbavagliate da un panneggio dipinto che ne cancella l’identità in nome di una chiusura tra le parti che è totale - e non può essere ignorata. Solo la fiducia degli anni ‘80 apre al cambiamento. Allora, l’Italia si getta alle spalle il passato, Milano diventa la città da bere (e da divorare), il futuro è rischiarato da una nuova rinascita culturale. Per Mariani è il momento di osare. Ogni opera diventa pretesto teatrale, ogni installazione - nella quale il panneggio dipinto permane come elemento cardine - propone al contempo concetto e materia, tra un’intuizione metafisica alla de Chirico e certi accumuli (dis)ordinati a lui cari. Ma questo non basta. Decide così di fare il grande salto.

"Entra nel corpo della pittura attraverso gli insegnamenti degli antichi cercando di recuperarne la spiritualità e la sacralità" (Giovanni Granzotto)

Come evidenzia con lucidità Giovanni Granzotto: “compie la scelta definitiva, quella di entrare nel corpo della pittura attraverso le tracce lasciate dalla storia, attraverso gli esempi e gli insegnamenti degli antichi, cercando di recuperarne la spiritualità e la sacralità per mezzo degli strumenti della classicità, rivisitati, direi ancor più, riconvertiti al mondo contemporaneo”. Ancora oggi, a distanza di trent’anni, i suoi Piombi rappresentano quell’illuminazione fuori dal coro che, più di altre, riflette il significato di un dialogo in equilibrio tra passato e presente che è analisi complessa e immediata del momento. Il panneggio - che torna - è la classicità iconica che mai lo abbandona, illusione e allusione della forma sottostante. La pittura è adesso tonalità pura, perfetta, incorrotta; ma anche luce e ombra in una suggestione di giochi ora morbidi ora incidenti, senza sosta, tra simmetrie occasionali e sovrapposizioni. Infine il piombo - e chi mai l’avrebbe riconosciuto - che lì, sotto gli occhi di tutti, rafforza come nessun altro l’idea di presenza fisica dell’opera d’arte in un panorama artistico contemporaneo di grande volatilità.

MOSTRE RECENTI
Nel mese di maggio del 2018 ha inaugurato al Museo Nazionale di Ravenna la personale dal titolo “Umberto Mariani. Frammenti da Bisanzio”; il 2019 è l’anno di San Pietroburgo: al Museo dell’Ermitage inaugura la mostra personale “Frammenti da Bisanzio”, a cura di G. Granzotto, composta da trenta opere che coprono tutta l’attività dell’artista, dal 1968 al 2018. Nello stesso anno riceve il Premio “Le Grandi Guglie” promosso dal Centro Studi Grande Milano, dedicato a quelle personalità che nei diversi settori si sono distinte per aver valorizzato il tessuto economico, scientifico, sociale, artistico e culturale dell’area metropolitana milanese. Nel 2020 sempre a Milano, a Le Gallerie d’Italia (Banca Intesa San Paolo), vanno in mostra 14 opere intervallate da 6 icone russe della collezione della Banca stessa: si tratta della quarta mostra di Umberto Mariani dal titolo “Frammenti da Bisanzio”, curata da F. Tedeschi. Nel mese di ottobre, al Palazzo Ducale di Mantova, apre la personale “Umberto Mariani. Omaggio a La piega. Leibniz e il barocco”, a cura di G. Granzotto, ad oggi momentaneamente sospesa. Nel corso del 2021, compatibilmente con le misure necessarie al contenimento della pandemia, riaprirà la mostra di Mantova, mentre altre esposizioni sono in programma al MACA di Acri (CS), in un’importante sede museale della Repubblica Slovacca e in altri spazi, ancora da definire.

L'Autore

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Francesco Raffaele Mutti. Milanese di nascita, toscano d’adozione. Ama alla follia la musica di Prince, l’animazione giapponese, il cinema tutto, la letteratura classica, il teatro di Shakespeare e quella cosa bizzarra che sta sotto il nome di “arte”. Si occupa di contemporanea perché crede nell’importanza della gallina di domani. Un giorno incontrò Carlo Pepi che, con quella sua voce sussurrata, gli si rivolse dicendogli: “Tu hai il bernoccolo dell’arte”. E ci ha creduto senza fare domande. Vive in macchina, in giro per l’Italia, convinto che la curiosità raramente abbia fissa dimora.

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