Quant'è buona quella tavolozza

Per Aldo Spinelli è l’ora dell’homo ludens

“Gli artisti quando giocano lavorano e quando lavorano giocano”, scrisse Dino Buzzati nel breve racconto “Mestiere fortunato”. La frase sembra essere stata concepita apposta per definire la ricerca e l’approccio metodologico di Aldo Spinelli, artista concettuale e creatore di giochi, che da sempre sostiene che, dopo l’homo sapiens e quello faber, sia arrivato il momento di dare spazio all’homo ludens perché l’arte ha una funzione primaria, quella di far divertire.

Con Spinelli il gioco non è un intermezzo della vita quotidiana, un capriccio o una ricreazione dell’eterno fanciullo che alberga in ognuno di noi, ma entra a far parte della vita stessa travalicando il godimento estetico puro. Così l’arte irrompe nel quotidiano e si confronta con ogni aspetto della nostra realtà domestica in nome della liberazione dell’energia creativa individuale secondo un fattore istintivo ed intuitivo. Quando gli ho chiesto di raccontarmi il suo rapporto con il cibo, inteso in senso artistico e ludico, mi ha risposto inviandomi una sua ricetta.

La Tuovolozza nasce da sei uova fatte sode, tagliate a metà e svuotate del tuorlo. Proprio il tuorlo, via via impastato con ingredienti di differente colore, consente di produrre dodici piccole porzioni di differente colore e sapore, con le quali riempire di nuovo gli incavi esistenti naturalmente nel bianco dell’uovo.

Disponete il tutto su di una tavolozza da pittore e servite come antipasto. Per ottenere le diverse sfumature di colori occorre usare sostanze alimentari; ecco alcuni consigli cromatico-gastronomici. Bianco: poco tuorlo e ricotta; giallo chiaro: tuorlo e maionese; verde: tuorlo e spinaci tritati; rosso: poco tuorlo e caviale rosso o ketchup; nero: poco tuorlo e caviale nero o pasta di tartufo; marrone: tuorlo e pasta di olive; blu: tuorlo, ricotta e qualche goccia di blu di metilene.

Si possono fare anche molti altri colori, basta usare la fantasia, purché tutto sia commestibile.

L'Autore

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Milano, classe 1969. Studioso e collezionista delle avanguardie artistiche e letterarie del novecento. Le sue ricerche vertono su futurismo e dadaismo senza dimenticare gli aspetti innovativi dell’arte contemporanea. Per lui l’arte è paragonabile alla cucina: è uno spettacolare laboratorio di partecipazione attiva ed emotiva alla fusione creativa.

 

 

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