Un ricordo di Ugo Carrega - Quando il Gallerista era anche Editore, Scrittore e Artista

Fu Mirella Bentivoglio nell’aprile 1974, in occasione di “Polistirolo, Collage, Plexiglas”, personale di Tomaso Binga nella Galleria L’Obelisco di Roma (quella di Irene Brin e Gaspero del Corso) a dirmi che Ugo Carrega, di cui avevo una triplice memoria che lo vedeva poeta/artista, scrittore/editore e gallerista/promotore/mercante, aveva aperto a Milano, in un esplicito riferimento a Marcel Duchamp, il Mercato del Sale, un nuovo spazio/galleria/associazione dedicato al concetto di “Nuova Scrittura”. Ci andai un paio di mesi dopo, per “At the time of writing” mostra di Amelia Etlinger, di cui l’irrequieto e versatile Carrega fu grande sostenitore. Una occasione non solo per chiedergli i due quaderni di “TOOL” non ricevuti, ma anche per ricordare l’incontro del maggio 1970 a Milano per la sua personale nella Galleria Schwarz, e quanto accaduto, sempre nel capoluogo lombardo, il 10 maggio dell’anno successivo nel Centro TOOL. Avrei mai potuto perdermi (vivevo a Torino già da diversi mesi) la vernice di “Dichiaro di non essere Emilio Isgrò” l’opera/installazione/spettacolo che, nei suoi sette elementi verticali su tela, ribadiva la dichiarazione dell’amico/cancellatore sulla negazione dell’identità?

Ma in realtà la storia della militanza artistica del genovese Carrega inizia molto prima del 1974, e la si può far partire da “éini” il fascicolo in ciclostile di poesia sperimentale e visuale (1958), cui fanno seguito il ruolo di redattore di “Ana eccetera” la rivista diretta da Anna e Martino Oberto (1963), e i sei numeri di “TOOL. Quaderni di scrittura simbiotica” anch’essi pubblicati in ciclostile dal 1965 al 1967. Anno in cui, una volta giunto a Milano, teorizza la “Nuova Scrittura” in una più ampia ed approfondita riflessione sull’uso della parola e del segno, per poi pubblicare nel 1968 il “Manifesto di Nuova Scrittura” con Vincenzo Accame, Martino e Anna Oberto, Corrado D’Ottavi, Rolando Mignani, Liliana Landi e Vincenzo Ferrari, oltre che il “Bollettino TOOL” (1968-1970) e nel 1969, insieme a Mario Diacono, la rivista “aaa” uscita in tre soli fascicoli.
Le aperture, pur anche contenute nel tempo, del Centro Suolo (1969-1970) e del Centro TOOL (1971-1973), impegnati nella poesia visiva, sono i momenti successivi dell’impegno e dell’operatività di Ugo Carrega. Ma è la nascita del “Mercato del sale”, nell’aprile 1974, interamente dedicato alla “Nuova Scrittura” e alle iniziative espositive, editoriali e poetiche collegate, che completa e definisce meglio il suo ruolo nella storia della poesia visiva.

Quanti i nomi, le collaborazioni e le proposte fatte dal poeta/gallerista/ promoter, sulle pareti dei suoi Centri, in una internazionalità che metteva insieme Bentivoglio, Binga, Etlinger, Oberto, Isgrò, Ferrari ed Accame con Gianni Bertini, Ian Hamilton Finlay, Armando Marrocco, Betty Danon, Luciano Caruso, Sarenco, Shohachiro Takahashi, Franco Vaccari, Irma Blank, Bruno Munari, Ketty La Rocca, Stelio Maria Martini, Concetto Pozzati, Guglielmo Achille Cavellini, Eugenio Miccini, Magdalo Mussio, Lamberto Pignotti, Ben Vautier, Arrigo Lora Totino, Luca Maria Patella, Hermann Nitsch e tantissimi altri, perfino periferici come Francesco Saverio Dodaro, Enzo Miglietta, Franco Gelli, Oronzo Liuzzi, Dario Damato. Realizzava analisi/ riflessioni periodiche quali la “Raccolta di Nuova Scrittura” (1977), “Scrittura attiva. Processi artistici di Scrittura in dodici dimostrazioni Espositive” (1979-1980), “Un censimento della poesia visiva italiana (1980), “Poetica visuale italiana” (1984) e nel 1989 “Il segno della parola e la parola del segno”.

Da ricordare, infine, le tante mostre personali, le collettive, le presenze nella Biennale di Venezia del 1972 e del 1993, e l’aiuto dato nel 1998 a Paolo Della Grazia nella fondazione dell’Archivio di Nuova Scrittura (ANS). Muore a Milano il 7 ottobre 2014.

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Dai primissimi anni ’60 lo trovi a raccontare l’arte (molto spesso anche i suoi - dell'arte - tanti rapporti con l’esercitata scienza) e a colloquiare con gli artisti. Lecce, Bologna e Urbino i luoghi della formazione. Roma, Torino e Napoli quelli del fare. Libero e creativo, ha perso il conto dei buchi su una tela, ha rotto un bicchiere napoleon liberando la mosca prigioniera, ha vissuto il ’68 e dialogato sul concetto, ha pieno di parole un Calendario senza fine, ha dato alle fiamme cavalli di cartapesta su una pira, e… Trentacinque anni fa rammentando Minotaure ha inventato “ARTE&CRONACA”.

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