L'arte nel santuario

A colloquio con Daniele Basso in occasione della mostra a Oropa

Una mostra disseminata anche nel territorio.
Le opere parlano di coraggio, ricerca, identità

Incontriamo Daniele Basso in occasione della mostra “Le pieghe dell’anima” al Santuario di Oropa (Biella). Una iniziativa singolare, che stimola il dialogo fra la sacralità del luogo e l’arte contemporanea. 

Dunque, Daniele, la mostra si apre con Boogyeman all’entrata del Santuario e Ikaros nel piazzale della Basilica superiore.
Queste due opere, dopo Lajatico da Andrea Bocelli e Piazza dei Priori a Volterra, poste alle estremità opposte del Santuario, tracciano un asse a sostegno della mostra. Un dialogo tra la paura di fare e il desiderio di osare. Boogyeman (l’uomo nero) è simbolo dei timori che dobbiamo imparare a riconoscere e amministrare, a cui si contrappongono metaforicamente le ali di Ikaros, a esprimere il desiderio di volare per raggiungere più alti livelli di consapevolezza. In mezzo, nella Basilica antica, nella Biblioteca, negli appartamenti reali, nella Galleria Sant’Eusebio altre opere parlano anche di coraggio, ricerca, fede, identità, potere, saggezza, dignità, etica, territorio. Un percorso pure fisicamente in salita per una riflessione su debolezze e aspirazioni umane.

“Le pieghe dell’anima”: il titolo gioca sulla materialità di un concetto etereo. La spiritualità può essere tangibile?
La spiritualità può essere ispirata e stimolata dall’arte. Quando con un’opera troviamo la via per l’oltre abbiamo creato un varco tangibile verso la dimensione spirituale.

Il Cristo ritorto offre un’interpretazione inusuale della crocifissione.
È un’analisi sul significato e l’utilizzo del simbolo in un’epoca in cui le immagini sono divorate senza attenzione. Privato della croce, rimane Gesù fatto uomo. Le spalle costituiscono il piano prospettico che offre resistenza al cambiamento. Una innaturale torsione del bacino esprime il dolore e invita ad adeguarsi ai tempi che cambiano. Infine, la vista posteriore, in cui scompare la testa, propone nuovi significati, valori e insegnamenti. Posto poi in dialogo con la Madonna di Oropa, incarna la devozione alla vergine quale costante dell’esistenza.

"NELL'ANTICHITÀ GLI DÈI ERANO COME I NOSTRI SUPEREROI,
MA INTERFERIVANO NELLA VITA DELL'UOMO SPESSO IN MANIERA CRUDELE"

Il Santuario di Oropa si trova a 1.159 metri sopra il livello del mare. L’altitudine aiuta a volgere lo sguardo verso l’alto?
La montagna insegna a liberarsi del superfluo se si vuole arrivare alla cima. Porta a guardare lontano, a inseguire le priorità anziché le urgenze. Un grande insegnamento.

Le tue sculture sono esposte in diverse parti del mondo ma l’impegno nella valorizzazione del territorio d’origine è costante.
Senza memoria non abbiamo riferimenti e vaghiamo senza meta. Attraverso la riconoscenza e la restituzione parziale di quanto ricevuto, ci sentiamo parte di un sistema, di un territorio e di una cultura che si aprono al mondo. Uno scambio che attraverso l’arte diventa universale.

I riferimenti nei titoli di alcune opere mettono in dialogo immaginari apparentemente distanti, come la mitologia greca, l’antica Roma, i fumetti e i moderni supereroi.
Nell’antichità gli dèi erano i supereroi. Interferivano nella vita dell’uomo anche in maniera crudele, mentre quelli di oggi ci salvano sempre. Intendo ricordare ironicamente che l’essere umano ha da sempre bisogno di riferimenti verso cui tendere.

La mostra
“Le pieghe dell’anima” di Daniele Basso (a cura di Irene Finiguerra) è ospitata nel Santuario di Oropa per volontà del rettore don Michele Berchi. L’esposizione si estende anche tra la Prefettura, il Chiostro di San Sebastiano del Museo del Territorio, la Biblioteca Civica, Palazzo Ferrero, Palazzo Gromo Losa, Piazza Curiel, il Relais Santo Stefano di Sandigliano, La Bursch di Campiglia Cervo e Yukon a Vigliano Biellese. Una riflessione su alcuni aspetti dell’uomo e della contemporaneità, che in dialogo con la sacralità del luogo diventano un percorso spirituale di crescita e di fede attraverso l’arte, come ha scritto anche Don Giuseppe Tanzella Nitti, ordinario di Teologia Fondamentale alla Pontificia Università della Santa Croce.

L'Autore

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Giornalista pubblicista e assistente di redazione. Dagli studi linguistici rimbalza a quelli di ingegneria e approda nel digital marketing, attraverso un processo di liberazione cinetica. Performer in una galleria di Pietrasanta, conosce nel 2019 il direttore di AW ArtMag a cui si lega professionalmente, unendo la sindrome di Stendhal per Boltanski all’esaltazione per l’editing. In ufficio, è tête-à-tête col pc. A casa, guarda dalla finestra, pensa, scrive e progetta il prossimo reportage.

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