La Proprietà digitale cambia Tutto

C’è un passaggio che mi ha sempre lasciato perplesso riguardo alle opere d’arte che coinvolgono il video; per esempio molti lavori di Bill Viola o Marina Abramovicˇ, solo per citare due artisti tra i più famosi in questo settore, sono venduti e collezionati su dispositivi specifici, come un semplice DVD firmato e numerato, o una composizione installativa di schermi, prediletta da Bill Viola. Ho sempre ritenuto che in questo modo il collezionista acquistasse il dispositivo, più che il video stesso, ciò avrebbe senso se questo fosse pensato e ideato sinergicamente alla struttura fisica che lo contiene.

Ma come dovremmo considerare la questione se l’acquirente volesse possedere solo il filmato? Se l’artista fosse interessato a produrre e vendere solo il video? La profonda rivoluzione della proprietà digitale, introdotta negli ultimi anni con gli NFT, e lo sviluppo della tecnologia blockchain sembrano intervenire in maniera perfetta proprio in questi casi. Finalmente, chi vuole collezionare un video può farlo, senza dover possedere un oggetto che lo contiene. Pare uno strano gioco di parole, ma è esattamente così. Ovviamente, il concetto si può estendere a molti altri tipi di opera; pensiamo alla fotografia, tanto per citare una forma d’arte accettata come tale soltanto negli ultimi decenni. Questa non si è mai scollegato dal tipo di supporto utilizzato per la stampa in quanto elemento centrale della catena creativa e del marchio di fabbrica dell’artista. È corretto che le cose vengano viste in questo modo? Il supporto materiale è parte integrante della creatività? Oppure, per la valutazione di una foto o di un video come opera d’arte, dovrei considerarne solo l’immagine, ferma o in movimento? 

Certamente, oggi questi interrogativi, intriganti quanto complessi, si affacciano al racconto dell’arte contemporanea per la critica e per il mercato. L’opportunità di considerare le opere nella loro purezza ideale e dematerializzata offre uno spunto unico e stimolante per discutere sui fondamenti stessi del mondo dell’arte e sull’idea originaria di collezionismo. Proprietà, provenienza, autenticità sono costantemente stati i tre cardini di un mercato credibile e sostenibile e ora trovano la sublimazione nelle tecnologie dell’arte digitale. Ma c’è molto di più. La proprietà digitale apre a una distribuzione demografica del collezionismo finalmente nuova, con le ultime generazioni che, per la prima volta, si avvicinano. Per arrivare a questo risultato si è dovuti passare attraverso espressioni prossime al mondo del gaming e del fumetto, ma ne è valsa la pena? Secondo me sì.

L'Autore

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Dall'ingegneria all'arte passando per la digital strategy.
Gallerista dal 2005, capo dipartimento NFT per Pandolfini Casa d'Aste dal 2022.
Head of Digital per AW ArtMag dal 2021.

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