Kendell Geers alla M77 Gallery: "ho visto l'inferno"

26 Novembre 2020

Il tessuto sociale della sua opera è quello di Johannesburg all'epoca dell'apartheid

Arresto. Tortura. Esilio. Morte. Questo spettava in Sudafrica agli oppositori dell’apartheid. Ma il coraggio di combattere un capitolo di folle crudeltà non è mancato, in quegli anni, a Kendell Geers, artista/ attivista in esposizione alla M77 fino al 30 gennaio. “OrnAmenTum’EtKriMen” è la personale dove, tra opere storiche e nuove produzioni, racconta il suo rapporto con le ferite dell’uomo. Il tessuto sociale che impregna la sua storia è quello di Johannesburg in piena segregazione razziale: essere un afrikaner, quindi far parte della minoranza bianca, sarebbe stato sufficiente per dominare il 90% della popolazione, di colore.

Il rifiuto di una mentalità distorta, come quella a lui familiare, lo porta invece a 15 anni a dichiarare guerra all’orrore, prendendo parte ai movimenti antiapartheid. Le conseguenze delle sue posizioni politiche gli impongono di scappare, prima a Londra nell’88, poi a New York. Soltanto con il rilascio di Mandela nel ‘94 arriverà il via libera per il rientro a casa. Gli occhi di Kendell hanno visto l’inferno, oggi commutato in democrazia per il suo paese ma senza eguaglianza economica e che riverbera in altre realtà, ancora contaminate dall’odio. Inevitabilmente, la poetica dell’artista è profonda e di denuncia.

L'artista torna in Italia Dopo la partecipazione a 3 Biennali di Venezia  

Lavori conturbanti, cortocircuiti e disagio: installazioni, sculture, video, fotografie, disegni parlano dritti allo stomaco dell’osservatore, chiamato ora ad affrontare un soffitto di mattoni sospesi da cappi rossi (Hanging Piece), ora a smarrirsi quando le iniziali delle scritte al neon Danger Terror Border scompaiono, dando luce ai loro intimi significati: Anger Error Order. Al primo piano ritorna la minaccia della violenza attraverso un’altra imponente installazione site specific composta da vetri rotti e cemento, Season in Hell del 2004, che ricorda il frammento di una bottiglia di birra a cui egli ha affidato l’autoritratto nel ‘95. Il richiamo al minimalismo contenuto nel titolo della rassegna, citando il saggio “Ornamento e delitto” di Adolf Loos, è alla base del suo linguaggio diretto e funzionale.

Prendendo spunto dalle nature morte della tradizione olandese, in esibizione troviamo anche fiori recisi, simbolo della fugacità delle nostre certezze, sottoposte a un continuo sabotaggio climatico, a opera di noi stessi. AniMistAktivista è l’espressione con cui l’artista si descrive, contrapponendo alle derive del materialismo un ritorno alla natura e alla spiritualità, con l’arte ad agire da talismano. Curata da Danilo Eccher, la mostra coniuga colori, forme e atmosfere dell’Africa e dell’Europa, compresenti nell’anima di Geers che oggi vive a Bruxelles. Di ritorno in Italia dopo 3 partecipazioni alla Biennale e diverse personali, ci lascia la consapevolezza e al contempo il sogno di un cambiamento sempre più necessario.

Kendell Geers
OrnAmenTum’EtKriMen

M77 Gallery
Milano
A cura di
Danilo Eccher
Fino al 30/01

L'Autore

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Giornalista pubblicista e assistente di redazione. Dagli studi linguistici rimbalza a quelli di ingegneria e approda nel digital marketing, attraverso un processo di liberazione cinetica. Performer in una galleria di Pietrasanta, conosce nel 2019 il direttore di AW ArtMag a cui si lega professionalmente, unendo la sindrome di Stendhal per Boltanski all’esaltazione per l’editing. In ufficio, è tête-à-tête col pc. A casa, guarda dalla finestra, pensa, scrive e progetta il prossimo reportage.

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