È l'ora della partnership: il servizio pubblico dei musei

Progetti etici e responsabili strutturati su piani di crescita sostenibile verso una delle mission più importanti della nuova museologia: il bene comune. Il museo si rinnova e lo fa senza improvvisare, accettando le nuove sfide suggerite dalla Convenzione di Faro (diritto di tutte le persone all’eredità culturale) e sollecitate dalle nuove esigenze della comunità che uscirà dalla pandemia da Covid-19 con stress, stati di ansia e privata di importanti punti di riferimento. Per adempiere al meglio al proprio ruolo di fornire un servizio pubblico, il primo passo da mettere a punto sarà quello della sostenibilità economica. Il contributo delle pubbliche amministrazioni deve essere completato da nuove forme di raccolta fondi tenendo in considerazione che quella più utilizzata fino a pochi anni fa, la sponsorship, risulterà una via sempre meno praticabile a vantaggio della partnership tra museo e imprese private. 

Una domanda a Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze  

La cultura contemporanea non ha ancora trovato un modello di sviluppo italiano e i nostri artisti, eccetto quelli trasferiti in altre nazioni, fanno sempre più fatica a promuovere il loro lavoro. Oltre a dirigere uno dei musei più importanti del nostro paese sei un curatore internazionale: quale dovrebbe essere il rapporto tra i musei e gli artisti contemporanei?
Il ruolo di un museo, oggi, è quello di essere laboratorio di idee e di nuove sperimentazioni artistiche, oltre che custode del patrimonio. Il Museo Novecento segue questa linea editoriale. Siamo impegnati in molti progetti: sta per nascere una scuola per curatori, oltre a una rivista ufficiale del museo, e stiamo per avviare un programma di residenze d’artista in collaborazione con l’Accademia di belle arti di Firenze. Abbiamo intenzione di aprire anche una scuola del pensiero interdisciplinare, dove filosofi, poeti, scrittori e scienziati possano incrociare le loro esperienze e conoscenze con gli artisti. Abbiamo istituito il premio Wonderful a sostegno degli artisti italiani under 40 e attivato Outdoor, iniziativa rivoluzionaria che ha portato le opere d’arte nelle scuole elementari e medie e, perfino, nel carcere di Sollicciano. Molto è ancora da fare, ma questa è l’unica via percorribile: favorire un passaggio di consegne nei confronti delle nuove generazioni, facendole partecipare attivamente alla costruzione della società di domani. 

Il museo d’arte contemporanea di Cavalese (Trento)  
Una struttura museale dinamica e attivissima quella pensata nello storico Palazzo Rizzoli a Cavalese, nata nel 2001 con la raccolta del collezionista Giancarlo Baccoli: un medico di origine bresciana con la passione per l’arte del ‘900. Per sette anni, la struttura ha ospitato alcuni tra gli artisti che hanno scritto pagine importanti della storia dell’arte: un tempo nel quale un territorio a naturale vocazione turistica e dalla grande identità prende coscienza dell’importanza della cultura contemporanea. La vera svolta arriva, però, nel 2008 quando il collezionista, trasferendosi, ritira la collezione e, di fatto, spinge la struttura espositiva a ripensarsi attraverso un’attività più dinamica, trasversale, didattica e interdisciplinare legata alla cultura contemporanea, alternando proposte internazionali più sperimentali a tematiche socio-culturali inerenti al territorio.  

L'Autore

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Si considera un randagio della cultura e un errabondo delle arti: non ha pianificato la sua vita professionale, ma ha cercato di assecondare le sue curiosità che, strada facendo, si sono manifestate nell'esaltare il suo essere attraverso il fare. La storia dell'arte ha disciplinato la sua irruenza emotiva, il marketing non convenzionale ha aperto la sua mente verso ricerca e innovazione, la museologia ha trasformato la passione in professione facendogli scoprire nella crescita sostenibile una grande opportunità. Girare il mondo lo ha abituato all'ascolto e al confronto con tutte le persone. Le cattedre universitarie gli hanno fatto capire che non si finisce mai di imparare e i molti libri che ha scritto che si evolve e si cambia. Ama narrare perché adora chi narra.

 

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