In esposizione oltre 100 opere dagli anni ’10 agli anni ’50 del secolo scorso
Palazzo Reale ospita una mostra di Felice Casorati (1883 - 1963), che comprende oltre cento opere, suddivise in quattordici sezioni, a coprire un arco temporale che spazia dagli anni ‘10 agli anni ‘50 del secolo scorso.
L’artista, attento studioso di Piero della Francesca e Sandro Botticelli, ha saputo adattarne l’opera in chiave moderna: offre la rappresentazione di una bellezza classica e insieme inquieta, svuotata da componenti mistiche e più potentemente pagana.
Studioso di Piero della Francesca e Sandro Botticelli, ne rivisita il lavoro in chiave moderna
In rassegna pure il dipinto giovanile Le signorine del 1912, lavoro dai chiari rimandi alla Primavera di Botticelli, ma nel quale si percepiscono anche le atmosfere di Gustav Klimt. L’autore lo descrive come: “Quattro figure allineate, quattro simboli, quattro realtà insieme con il commento di cose e colori”. Sono rappresentate quattro donne, in piedi davanti ad uno sfondo di alberi, molto diverse fra loro (o forse indicano la stessa donna in momenti diversi della vita). Ne conosciamo i nomi, compaiono ai piedi di ciascuna: Gioconda, a destra, sorride felice e soddisfatta; la affianca Bianca, che appare completamente nuda, di una giovinezza incontaminata; seguono Violante, inquieta e preoccupata, e infine a sinistra Dolores, vestita di scuro, si direbbe a lutto.
Esponente del realismo magico (termine coniato da Franz Roh), Casorati diceva di sé: “Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi”.
In mostra anche Le signorine del 1912 e Meriggio del 1923
E davvero, che si cimenti nel ritratto frontale come nei nudi, riesce a superare la raggelante freddezza di certa pittura metafisica, ottenendo l’effetto estatico annunciato. Come nel caso di Meriggio del 1923 in cui, nell’equilibrio fra pieni e vuoti, due amiche, completamente svestite, appaiono sdraiate su di un lenzuolo verde ed investite da una calda luce proveniente da sinistra. Fra loro, ironicamente, un paio di mocassini rossi e un cappello da prete appoggiati a terra; sullo sfondo, fra freschi tendaggi bianchi, una terza figura maschile seduta, anch’essa priva di abiti, ritratta di spalle, intenta forse a leggere nel sonnolento mezzogiorno.
I ritratti dell’industriale Riccardo Gualino e della moglie Cesarina Gurgo Salice (1922), una coppia di collezionisti, rimandano poi alla lezione di Antonello da Messina: Casorati, per indagare la personalità degli effigiati, li riprende appoggiati su un piano (o balaustra), secondo il prototipo quattrocentesco, su cui sono posti oggetti (in questo caso libri aperti) a suggerire carattere e temperamento, con il risultato estetico di un estremo rigore unito a una consapevole modernità.
Fissa sulle tele le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi
Felice Casorati
Casorati
Milano
A cura di
Giorgina Bertolino
Fernando Mazzocca
Francesco Poli
Catalogo
Fino 29/06

