Venezia • I 40 anni della Galleria Luce

 “Percorsi Paralleli”, la mostra alla Galleria Luce di Venezia, è più di una mostra qualsiasi. È, innanzitutto, un tributo alla galleria nel quarantesimo anno della sua fondazione. Ed è una narrazione a più voci sui mutamenti dell’arte del ‘900, filtrata attraverso lo sguardo di 15 artisti diversissimi per esperienza e ricerca. L’esposizione, visitabile fino al 31 marzo, riunisce opere di Arman, Edmondo Bacci, Remo Bianco, Felice Carena, Domenico Colanzi, Michael Gambino, Riccardo Licata, Armando Marrocco, Zoran Mušič, Achille Perilli, Giuseppe Santomaso, Raoul Schultz, Tino Stefanoni ed Emilio Vedova.

Il contenuto si enuncia già dal titolo, a suggerire che di questa formidabile quindicina la rassegna non aspira tanto a sfoggiare i capolavori più noti, quanto a cercare di delineare i percorsi e le direzioni intraprese dagli autori sia rispetto alla geografia temporale della storia dell’arte, e sia rispetto alle diverse esperienze all’interno del gruppo. Confronti, analogie, citazioni, divergenze e visioni comuni: ecco le linee guida da tenere a mente durante il percorso espositivo. In questo viaggio ideale, infatti, si può apprezzare un nucleo di opere raffinate tra pittura, scultura e lavori su carta, frutto di ricerche differenti ma simultanee nel loro convergere a risultati affini.

Si oscilla fra l’astrazione e la figurazione, dilatate al massimo: dall’estremo carattere astratto delle geometrie paradossali di Achille Perilli si giunge fino alle vedute limpidissime e asciutte di Tito Stefanoni, passando per composizioni a metà tra l’uno e l’altro polo come i Violini violati di Arman e le morbide sculture di Colanzi, incarnazioni di una danza senza fine fra pieni e vuoti, fra luce e buio. Altrove, vi sono opere che rimandano allo spazialismo e all’informale degli anni ’50 e ’60: sono gli Avvenimenti di Bacci, avvolti in atmosfere umide e dense di colore zampillante; le eleganti composizioni di Santomaso laddove celano garbati omaggi al Palladio; e pure le tele claustrofobiche e furibonde, vagamente action painting, di Emilio Vedova.

La mostra è poi arricchita dalla presenza di artisti le cui esperienze sfuggono a qualsiasi etichetta o si sviluppano in direzioni parallele: di Armando Marrocco è esposta una selezione di pregevoli Intrecci monocromi che ne attestano la forte sensibilità al colore e alle profondità della materia oltre il medium bidimensionale; di Bianco, troviamo un bel Tableau doré; così come una piccola tela di Raoul Schultz fa la sua parte nella narrazione corale e quasi epica su quarant’anni di storia dell’arte italiana, di una galleria e di un gruppo di artisti, e di un’arte mai paga di sfidare il proprio tempo e se stessa.

L'Autore

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Nata nel 1990, Michela si laurea in Scienze dei beni culturali e dello spettacolo alla Statale di Milano. Nel corso della vita cambia direzione più volte, senza però tradire mai l'amore persistente verso i linguaggi artistici e la carta stampata. A partire dal 2015 lavora in importanti gallerie d'arte italiane e scrive per riviste e magazine di arte e cultura; di recente è alla ricerca di nuovi stimoli e possibilità nell'ambito dell'Editoria d'arte.

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