Luci per non dimenticare

20 Luglio 2021

Lutto nel mondo dell’arte per la scomparsa di Christian Boltanski

Per l’artista, vestiti usati, registrazioni di battiti cardiaci, immagini fotografiche sono tracce di identità perdute

Come nella celebre opera A proposito di Ustica (2007), all’età di 76 anni si è spenta anche la luce di Christian Boltanski.

Regista, artista, scultore e fotografo era nato il 6 settembre 1944, un mese dopo la Liberazione di Parigi. Il padre ucraino di origine ebrea e la madre corsa si salvarono dalla Shoah nascondendosi a lungo sotto la propria abitazione. L’occupazione francese, che Boltanski non visse in prima persona, ma di cui ne avvertì sensibilmente gli strascichi, segnò la sua formazione e, più tardi, si riflesse sulla sua produzione artistica. Iniziò a sviluppare le sue abilità artistiche all’età di 13 anni, iniziando a praticare la pittura da autodidatta e successivamente, attorno ai 25, sperimentando assemblaggi, installazioni e fotografie. Con il tempo, le sue opere si avvicinarono sempre di più al bisogno di raccontarsi attraverso la ripresa della memoria, come testimonianza postuma di esistenze passate e di presenze-assenze. Nel 1968, Boltanski dimostrò le sue qualità cinematografiche con il film La Vie Impossible de C.B. e in seguito anche quelle letterarie.

Nel 1972 partecipò a Documenta 5 Kassel con l’opera L’Album de la famille D. Le fotografie dell’album di famiglia permettevano al visitatore di tornare indietro nel tempo, raggiungendo i ricordi personali più lontani e profondi. Fotografie, oggetti e ritrovamenti resero Boltanski l’artista accumulatore, colui che attraverso questi ricordi ricostruiva memorie più grandi, personali e collettive, reali e fantastiche.

Nel 1987 tornò a Documenta, mentre all’anno precedente si data la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia, dove espose altre installazioni fotografiche.

Insediava i ricordi d’infanzia all’interno di ciascuna opera, come in Les Archives de C.B., (1965-1988) dove trasformò 600 scatole di biscotti in piccole casseforti piene di piccoli tesori e segreti. I temi della morte, della famiglia e della memoria furono la voce che prepotentemente cercò di emergere in tutti gli anni della sua produzione, fino alla scomparsa. Durante un’intervista nel 2017 disse: Per me i vestiti usati, le registrazioni dei battiti cardiaci, le immagini fotografiche sono tracce di identità perdute, oggetti di cui il soggetto è scomparso. Tutti possono condividere l’esperienza di trovare le scarpe di un caro estinto e vedere l’impronta nella calzatura, la sua presenza in assenza. Quello che sto cercando di fare nei miei lavori più recenti è creare una sorta di leggenda, sono convinto che un racconto, un mito, sia più potente di un’opera.

L’opera per il memoriale di Ustica del 2007 ne è un chiaro esempio. Un intero complesso museale circonda tutt’ora i resti del DC9 precipitato in mare il 27 giugno 1980. Boltanski ricordò le 81 vittime attraverso altrettante luci che sul soffitto ogni giorno si accendono e si spengono al ritmo di un respiro. 9 casse nere furono disposte attorno ai resti del DC9 contenenti decine di oggetti personali appartenuti alle vittime, come calzature, occhiali e vestiti che testimoniano la loro scomparsa.

Nel 2018 la città conferì all’artista la laurea ad honorem in scienze storiche e orientalistiche per aver collaborato a numerosi progetti cittadini. Nel 1997 realizzò la sua primissima mostra in Italia e a Bologna con Pentimenti a Villa delle Rose e nel 2017 partecipò al MAMbo con il progetto Anime. Di luogo in luogo.

Come Boltanski nella sua vita cercò di preservare il tempo conservando ricordi, memorie, luci e battiti cardiaci, registrati e raccolti dal 2008 in giro per il mondo, sappiamo che da ora, tra quei battiti, è conservato anche il suo.

 

L'Autore

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Elena Caverzan è dottoressa in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali a Venezia e sta completando la specializzazione in Storia dell’Arte Contemporanea. Ama la musica classica, l’equitazione, la letteratura russa e i film della Disney. Il suo motto è “se non sei poeta, sii poesia”. PS. Tiene la rubrica “Aste/Auctions” per AW ArtMag.

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