Marrocco Twist

Parigi • Alla galleria Robilant+Voena

Delle mille anime artistiche di Armando Marrocco, quella che ha a che fare con la grande stagione dell'arte programmata è, senza ombra di dubbio, una delle più significative. Né poteva essere diversamente per un artista che si è formato in quello straordinario crogiuolo di idee, di sogni e di esperimenti che furono gli anni '60 e, in più, nella Milano di Lucio Fontana, di Piero Manzoni, di Pierre Restany, di Guido Le Noci. 
In quei giovanili e fruttuosissimi anni, Marrocco ha raccolto i semi delle "anime" artistiche che hanno poi germinato nel corso di una vita lunga, intensa e ammirevolmente operosa. 
Soprattutto, dallo spirito di quel decennio, Marrocco ha tratto la consapevolezza che "tutto" può essere trasformato in arte purché, in chi opera, sia accesa la scintilla della poesia.
È per questo che ha potuto e saputo usare il corpo, la voce, la pietra, la musica, l'acqua, il fuoco, il marmo, il ferro, il tessuto, il bronzo, la tela, il gesso e un'infinita teoria di altri materiali per creare opere che, inevitabilmente e giustamente, hanno finito per caratterizzarlo come un artista eclettico, poliedrico, fantasioso, imprevedibile. 
Eppure.
Eppure, alla base, alle radici di questo suo indubbio eclettismo, c'era e c'è il rigore insito nell'arte programmata, un rigore, dunque, formativo, un imprinting che ha segnato il suo lavoro successivo, per oltre mezzo secolo. 
Per capire quale forza, quale valenza abbiano avuto quegli anni nell’intero corpus artistico di Armando Marrocco è probabilmente sufficiente visitare la mostra che la galleria parigina Robilant+Voena (17, rue du Cirque) gli sta dedicando. Sotto il titolo “Marrocco Twist” sono raccolte appena una decina di opere, di dimensioni relativamente ridotte. Si tratta di lavori composti da strisce intrecciate di cartone liscio, ondulato e faesite. Lavori apparentemente semplici. Lavori rigorosamente monocromi. Tutti creati negli anni ‘60. Ebbene, in quei “piccoli e semplici” lavori è contenuta una valenza poetica che – nei loro momenti migliori - solo gli artisti di razza riescono a infondere nelle loro opere.
Sono lavori che riempiono gli occhi e il cuore.
E che hanno segnato per sempre l’intera vita di Armando Marrocco.

                                                                                                                                                 

Mostra prorogata fino al 30 settembre.

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